Il PD renziano, il PD zingarettiano, il PD lettiano, e così via

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il PD renziano, il PD zingarettiano, il PD lettiano, e così via
Quando diciamo che il jobs act l’ha voluto il PD, si precisa: attenzione, era il PD renziano! Quando si dice che il Rosatellum l’ha votato anche il PD, si ribatte: ma quello era il PD di Renzi e poi Rosato adesso è in Italia Viva. Quando si dice che un segretario del PD si dimise dal suo incarico “vergognandosi” del suo partito, si aggiunge: sì, però questo è il PD di Letta, non di Zingaretti. Mi chiedo: ma quanti PD esistono? Tanti, troppi e tutti diversi. A dimostrazione che questo partito ha un’identità variabile, ballerina e procede lungo una linea spezzata. Ed è un partito talmente leggero
e trasparente, che prende quasi naturalmente il nome dal suo leader temporaneo, come per simbiosi, e manca, quindi, di una effettiva sostanzialità. Un marchio variabile e senza corpo. Il partito leggero del leader è un prodromo del presidenzialismo, un’anticipazione dell’uomo solo al comando ai vertici dello Stato. Oggi diciamo “PD di Letta”, ma già domani potremmo dire “di Bonaccini”, senza nemmeno più dire “PD”. Tanto a che servirebbe? Ci capiamo lo stesso, no?
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