Il Rassismo – La democrazia dei Ras: Zaia, De Luca, Emiliano, Toti….

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il Rassismo
Il vocabolario online Treccani definisce i Ras come una “piccola autorità locale, che esercita il suo ufficio con atteggiamenti dispotici e tronfia consapevolezza di sé”. Non ci vuol tanto a capire che il nome si attaglia bene anche a certi “governatori”, che nelle urne vengono rieletti a furor di popolo e con percentuali strabilianti. La democrazia dei Ras è ciò che siamo diventati. Un Capo, un Popolo e, in mezzo, una flaccida consistenza intermedia dei corpi istituzionali: assemblee svuotate di competenze, ridotte nella rappresentanza, sfregiate dal maggioritario e dai “premi” al vincitore (anche solo per un voto in più).
Le ultime elezioni regionali sono una conferma clamorosa di questa tendenza. Su sei eletti, 5 sono rielezioni (ci conto anche Giani che sta in Regione da sempre), spesso sull’onda di una spinta pazzesca del “popolo”. Il sesto è un fascista, che dunque concretizza anche fisicamente l’idea del Ras. Da questo punto di vista non è un 3-3, ma un 6-0. Il Ras è oltre i confini, è trasversale, ed è quasi sciocco fare classifiche e dare punteggi sulla base degli schieramenti o dei partiti (quali?). Il fatto è che, in epoca di populismo, la politica evapora assieme alle assemblee elettive. I “ponti”, che articolano il rapporto tra vertici istituzionali e base dei cittadini, crollano. E si svuota lo spazio in cui i partiti (ormai mere etichette non adesive) dovrebbero esercitare le loro funzioni di mediazione e organizzare la partecipazione.
La vittoria del Sì è stato l’ennesimo test sierologico con esito positivo di quanto si muove nelle società italiana, nella palude in cui siamo affondati e nella democrazia ridotta alla formula Ras + Popolo. Il combinato di Sì e di 6-0 mette una tristezza senza fine. Se questa, tatticamente è ritenuta una vittoria, a livello strategico e profondo è l’ennesimo sussulto che fa incrinare lo scheletro sottile della democrazia rappresentativa italiana. Stiamo scivolando pian piano verso l’uomo solo al comando, senza nemmeno soffrire troppo, come anestetizzati dagli avvenimenti. Un grande sonno da cui bisognerebbe destarsi prima che divenga un incubo senza risveglio.
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