Jeronimus Bosch e la psicanalisi della materia

per tonigaeta

di Antonio Gaeta – 26 maggio 2018

In epoca moderna nessuno meglio di Jeronimus Bosch, pittore a cavallo tra fine XV e XVI secolo (ma ancora oggi molto discusso e interpretato), ha reso nei suoi dipinti l’essenza dell’arte magica.

Al momento di decidere la scrittura del volume “L’Arte Magica”, assieme con altri artisti del secolo scorso, André Breton asserì che l’arte magica é quella che rigenera in qualche modo la magia che l’ha generata ! La domanda che nasce spontanea, pertanto, é: come si può generare magia creando un’opera d’arte ?

Breton fornisce la risposta in pillole durante tutta la scrittura/lettura del suo molto prestigioso e ricercato volume (oggi introvabile, perché pubblicato in modo limitato). Se posso azzardare una sintesi, essa é questa: “L’artista, la cui opera cambia la visione del mondo di chi la osserva a lungo e l’approfondisce con la propria anima, agisce come un mago (uno stregone, uno sciamano) capace di introdursi nei meandri dell’altrui psiche, interagendo con l’anima di persone, animali, piante e oggetti”. Oggi nel caso delle persone si é più propensi a parlare di psicanalista, purché tuttavia, questi non sia un razionalizzatore mentale (aspetto tipico degli psicologi)..

Dico questo perché ho vissuto entrambe le esperienze: sia la psicoterapia sia la profonda introspezione al cospetto di un’opera d’arte, cui Breton attribuirebbe la qualifica di ‘magica’. Ebbene, il risultato non é proprio identico, bensì molto simile nella sostanza. Oggi io vedo tutto ciò che esiste con altri occhi rispetto alla mia formazione familiare, studentesca e professionale, nonché rispetto alle mie precedenti preferenze estetiche, in tutti gli aspetti della vita: dalle cose inanimate alle forme del corpo umano. Anche i miei modi di esprimermi e la qualità del rapporto con gli animali, le piante e le persone é molto diverso. Posso dire che un mago, uno stregone o uno sciamano abbiano modificato la mia vita ? Forse. Certamente hanno contribuito !

Tornando a Bosch, Breton scrive che nel Seicento il monaco Josef de Siguenca vide in lui non soltanto un cristiano, che nel suo zelo si preoccupò di insegnare agli uomini le vie più ortodosse verso la Salvezza. Nondimeno, questo monaco scriverà anche questa frase significativa: «La differenza che esiste, a mio parere, tra i quadri di quest’uomo e quelli di altri pittori consiste in questo, che gli altri cercano più spesso di dipingere gli uomini quali appaiono dall’esterno, mentre soltanto costui ha l’audacia di dipingerli quali sono all’interno !»

Oggi uno psicanalista direbbe che, in realtà, l’artista magico riesce a dipingere quello che egli stesso vede all’interno degli esseri umani. Tuttavia, a mio avviso, anche questo ipotetico psicanalista non coglierebbe la complessità della penetrazione (Breton la definisce introversione) dell’artista magico in tutto ciò che é oggetto della sua raffigurazione.

Con riferimento alla tela “La tentazione di Sant’Antonio”, Breton scrive che essa é solo apparentemente «realistica». Al contrario, il culmine dell’interiorizzazione della visione operata da Bosch, se riduce la presenza della magia a qualche simulacro, é perché questa magia, lungi dall’essere stata “«espurgata» da una ‘cura di sublimazione abortiva” é stata «reintegrata» nell’uomo, che si é riconosciuto «materia e sangue», sebbene Nietzsche dirà «il sangue é spirito» (sic)” ! (*)

Per comprendere meglio il significato di queste affermazioni, occorre capire che André Breton é un artista molto laico e soprattutto anti-dogmatico. Pertanto, egli vede con favore tutti gli artisti che riescono ad esprimere la complessità umana (e della natura, di cui l’essere umano é parte integrante), al di fuori delle formule dogmatiche di ogni provenienza.

Ancora con riferimento alla “Tentazione di Sant’Antonio”, Breton scrivendo del fideismo religioso e della rivolta ad esso, osserva: “..omissis nel dipinto si direbbe che esploda il delirio ! Vi compare il ‘mago in persona’ (**) (nel Quattrocento ‘magia’ é ‘eresia’ e viceversa), che porta sul capo uno strano cilindro ed ha accanto a sé una testa di cervo, probabilmente diabolica: se, infatti, l’iconografia fa del cervo l’emblema dell’anima, l’araldica dà le sue corna all’unica raffigurazione blasonata del Diavolo che si conosca, l’eloquente stemma dei Teufel, in Germania.”(***)

Tuttavia, per poter scegliere una visuale interpretativa delle numerose stravaganti figure che appaiono in questo (come in altri dipinti di Bosch), occorre individuare «il primo attore», che nella ‘Tentazione’ é certamente Sant’Antonio.

Questi dovrebbe pregare, ma il suo volto sembra assumere aspetti interrogativi. Certamente, come scrive Breton, l’eremita sembra scoraggiato e completamente disinteressato all’azione e a tutto ciò che si muove intorno a lui. Poi, l’interno di uno dei pannelli ce lo mostra «riconfortato» e sollevato in aria da demoni ittiformi. Comunque, é evidente che né la donna nuda (che fa capolino da una quercia, per osservare il pesce mostratole da un diavolo ‘tentatore’) né la tavola del ciarlatano (sull’altro pannello) turbano la sua volontà di proseguire la lettura.

Ancora Breton: “..omissis L’esuberanza di un’inventiva sempre feconda non é certo inferiore nel trittico del ”Carro di fieno”, né in quello del ‘Giudizio’. Ma nella ‘Tentazione’ la varietà delle immagini, la bizzarria, l’umorismo diventano più onirici: i diavoli passano per una fase di «smaterializzazione». Contemporaneamente fa ingresso il simbolismo alchimistico, che si combina con giochi di parole (il suonatore di cornamusa), per dare all’opera un carattere sessuale molto accentuato: ogni animale, ogni oggetto può diventare un’allusione esoterica, una confessione (il cigno, «solo uccello degno di essere servito alla tavola del re», nelle ”Nozze di Cana”, secondo Basilio Valentino); e, soprattutto il rospo, che solleva un uovo anch’esso solennemente intronizzato vicino all’eremita.. omissis”.

Passando alla sua opera più sconcertante (”Il Giardino delle Delizie”) Breton scrive che si tratta di un’evocazione dei piaceri dei sensi, in cui si fondono perfettamente l’impudicizia, l’allusione quasi oscena (i mitili giganti) e la delicatezza (la donna che guarda rapita la testa del suo compagno mutata in una mora di gelso). “.. omissis. Ecco, finalmente, il desiderio degli abitatori del ‘Giardino’, la conseguenza della scoperta della sessualità universale: «Vorrei avere delle ali, un guscio, una scorza, una proboscide, soffiare fumo, attorcigliarmi, scompormi, essere in ogni cosa, esalarmi con gli odori, svilupparmi come le piante, scorrere come l’acqua, vibrare come il suono, brillare come la luce, acquattarmi sotto ogni forma, penetrare in ogni atomo, scendere fino al fondo della materia !».

Per le deliziose negrette, per le sirene mascherate e incoronate di ciliegie, per gli uomini vegetali e minerali del ‘Giardino’ il problema é risolto !

«Psicanalizzando» la materia, si sono riconosciuti nel suo sonno e nel processo fatato delle sue creazioni. Anche nel Medioevo le pietre sono sessuate, «sentono» e «vedono».

Torniamo così allo stesso fondamento dell’arte magica dei primi artisti paleolitici e neolitici, capaci fin da allora di attraversare l’apparenza razionale delle cose e delle persone, per attribuire alle prime poteri viventi e alle seconde poteri anche sovrannaturali, le cui creazioni erano e sono da scambiare mutualisticamente tra tutti i componenti sia del clan sia della biosfera, affinché la magia del cambiamento (Metamorfosi) agisca.

NOTE:

(*) – Questo passo di Breton fa capire quanto egli apprezzi coloro che vedono in tutto ciò che esiste le mille forme e metamorfosi della materia, che l’artista riesce ad individuare e raffigurare, agendo in questo modo come un mago, capace di far vedere ciò che non si vede e di far sentire ciò che non si sente, senza cadere nello spiritualismo animistico. Per coloro che l’ignorano, l’Animismo é la religione di quanti credono esistere uno «spirito» in ogni pianta, animale e manifestazione vivente.

(**) E’ del tutto evidente che Breton indica nella figura del presunto rappresentante della Chiesa colui che, come tutti gli stregoni o sciamani, riescono a modificare la visione del mondo degli esseri umani e delle creature da essi stessi inventate. Anch’essi, dunque, praticano la magia..

(***) Teufel in tedesco significa diavolo. Lo stemma é tra le immagini allegate. Ma non é dato conoscere casata nobiliare germanica, che si vanti di questo stemma araldico.

Risultati immagini per 'Il Giardino delle Delizie

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.