LA BELLEZZA CHE NON PAGA – Ferragni, Lucarelli e La Torre.
Chiara Ferragni ha fatto di se stessa un brand, proprio come Cathy La Torre.
Perché, allora, viene criticata?
Chiara Ferragni è una giovane donna che ha aperto un business partendo dal nulla, che gestisce con successo e competenza, senza spacciare doti che non ha.
Chaty La Torre è una donna che ha aperto un business partendo da SEL, che gestisce con successo, forse con competenza, spacciando doti che, probabilmente, non ha.
Infatti è arcinoto a chiunque capisca un po’ di diritto che le sue sparate giuridiche sono ridicole (vi ricordate i famosi 14 reati della citofonata di Salvini? Dove sono? Anzi, che fine ha fatto tutta quella storia? ); e che la campagna “odiare ti costa” , che l’ha resa celebre, è una buffonata.
Certo, il principio è buono.
Certo, colpire nel portafoglio gli haters sarebbe efficace.
Però un avvocato (anche se civilista, come lei si definisce) dovrebbe sapere che o c’è diffamazione – con conseguente condanna penale, e allora sarà eventualmente liquidato il danno morale – oppure, se si resta unicamente sul civile, tocca alla “vittima d’odio” (?) provare che il commento offensivo le ha causato un danno e di quanto è .
Questo è difficilissimo in assenza di reato e per una persona comune: e no, non basta dire che uno si è offeso o che la moglie del macellaio ora ti parla dietro.
Nessun avvocato serio farebbe chiudere in mediazione qualcosa che a processo si sgonfierà: dei 2000 (!) casi che Chathy La Torre ha detto a Selvaggia Lucarelli di avere portato in mediazione, possiamo sapere quanti si sono chiusi e come?
Possiamo sapere quante cause ha iscritto a ruolo la collega La Torre?
Possiamo sapere quante persone ha difeso?
E dove colloca l’asticella dell’ hate crime la collega La Torre, se indica come estremamente vessatorio – per se stessa – il commento “sei una cessa”?
Mi pare lo stesso caso di un’altra nota collega, molto in voga nel chiacchiericcio di sinistra, che si occupava di “diritti umani”.
Andando a ben vedere – visto che “diritti umani” può volere dire tutto o nulla – la collega, in realtà, faceva soprattutto immigrazione: quindi si occupava di richiedere permessi di soggiorno o ricorrere contro il loro diniego.
Benissimo.
Questa Collega affermava di avere oltre 500 casi di richiedenti asilo torturati in Libia.
Qualche anno fa, il mio compagno di allora fissò con lei un appuntamento per poter vedere i fascicoli (su invito di lei). Ne seguì uno strano rincorrersi e mancare l’appuntamento.
Alla fine, se non ricordo male, i casi di possibile (non certa) tortura si contavano sulle dita di una mano.
Non dico che in Libia non ci siano torture a carico degli immigrati in transito.
Dico altre due cose.
La prima la dico – credetemi – con cognizione di causa (ho lavorato sul monitoraggio della tortura in Mozambico, e sono stata poi Human Right Focal Point in Africa Occidentale per la Commissione Europea) : le informazioni vanno sempre molto ben verificate.
La ricerca della verità, però, ormai pare sempre e del tutto opzionale.
La seconda la dico da militante di sinistra: siamo annegati in uno stile di autopromozione personale tutto basato sulla retorica che deve commuovere, e non sui dati che devono convincere.
Facciamo piagnisteo.
Facciamo piagnisteo tutto il tempo.
Ma il punto fondamentale è un altro: perché Chiara Ferragni è demonizzata – pure quando fa cose utili, come la promozione dei Musei – e Cathy La Torre è esaltata – pure quando fa minchiate, come la storia della mancia di 5 euro al fattorino?
Io credo che ci sia un problema di approccio alla femminilità.
Il problema di Chiara Ferragni è quello di essere molto bella, di saperlo e di esaltarlo.
Anzi, più precisamente: di essere molto bella e poco sobria.
C’è un retaggio di militanza austera – che ci viene certamente dalla doppia chiesa cattolica e comunista – che continua a lavorare a livello crittotipico, deformando le nostre percezioni.
Con “nostre” intendo anche di noi donne .
E che si sintetizza in questo: una donna troppo bella non può essere anche intelligente.
Una donna intelligente può collocarsi a suo piacere nel range:
cozza senza appello, anche se in tiro (Iotti, Anselmi)
cozza e trascurata (Bindi),
carina ma trascurata (Botteri),
carina ma sobria (Berlinguer),
fascinosa ma bella no (Rossanda).
Può arrivare persino al bella, purché sobria (Castellina).
In questo range, credo che Cathy La Torre si collochi in “carina ma sobria” per i parametri LGBT.
Questo range estetico è abbastanza vasto, ma una cosa non la ricomprende proprio: la donna bella e disinvolta nella bellezza.
E’ un po’ lo stesso problema che vedo nei commenti a Selvaggia Lucarelli.
A me sembra evidente che la Lucarelli si stia posizionando fra le migliori penne femminili per capacità di osservazione, capacità di critica e capacità di esposizione; però leggo continuamente di gente che le ricorda di “tornare a cantare sotto le stelle” et similia.
Se quello che scrive la Lucarelli – e il modo, anche – fosse scritto da una qualche sua coetanea uscita da Frattocchie o da sacri lombi rossi, sarebbe esaltato come esempio di giornalismo intelligente e catchy.
Se l’esperienza nei programmi televisivi dégagés fosse stata fatta da un uomo, questo sarebbe trovato simpaticamente eclettico.
Invece no: alla Lucarelli viene opposto.
Secondo me, anche lei sconta il fatto di essere consapevolmente bella e apertamente femminile.
Negli altri paesi del mondo questo sarebbe un atout: invece noi resistiamo in una condanna che deriva per metà dal nostro moralismo e per metà dalla nostra propensione all’invidia e al pettegolezzo.
Lo dico, guardate, osservando il fenomeno dal di fuori, io che – come la maggior parte di voi – sono carina ma non strafica, ho il culo basso, 10 euro di roba addosso e mi muove un massiccio introietto catto-comunista.
Sono perciò la candidata ideale per criticare Ferragni o Lucarelli.
Ma mi sorveglio.
Perché riconosco che – ciascuna nel suo campo- ha doti importanti che io non ho, e non ho intenzione di compromettere questa osservazione razionale con qualche invidiuccia irrazionale.
Sarebbe il caso, io credo, di darci un taglio – almeno noi donne.
E, per affermare che ognuna può essere donna a modo suo, non sarebbe male ricordare che difendere la spettinatura della Botteri implica, per coerenza, difendere il visetto truccato della Ferragni o le scollature della Lucarelli.
Perché nulla di questo c’entra col cervello e col cuore.
E perché le sciocchezze ci stanno rovinando.


