La casta vuole il sì al taglio dei parlamentari

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Marta Ecca
Il dibattito sul referendum relativo al taglio dei parlamentari è praticamente nullo e si dà per scontato il risultato, ma io ci tengo comunque a rendere pubblico il mio No.
Non solo il taglio feroce ed eccessivo non metterà una pezza all’eterna questione della qualità della rappresentanza, ma è il momento storico meno opportuno per farlo.
Perché siamo investiti da venti populisti intrisi di demagogia che non rendono libera da pregiudizi nessuna valutazione necessaria.
Non nascondiamoci dietro a un dito: il sì al taglio dei parlamentari solletica la pancia delle persone a cui è stata data in pasto la politica tutta (dalla stessa politica)
Una fetta del consenso dei partiti, una fetta grossa, passa da quella pancia e da chi se la rende amica prima.
E pazienza se la pancia non ha ragione perché è stata “educata” a prendersela con i nemici sbagliati, se non si accorge del danno reale che deriva da quell’accetta: meno parlamentari, nella testa dei più, si traduce in risparmio.
Ma i costi della politica non coincidono con quelli della democrazia.
Avere meno parlamentari non rende automaticamente migliori coloro che avranno l’onere e l’onore di sedersi in Aula.
Le diversità, le pluralità, le periferie territoriali, sociali ed economiche risentiranno di quei numeri in meno. Avranno meno voce.
E’ evidentemente più facile sfamare la pancia e gettare fumo negli occhi dei cittadini piuttosto che pensare a un efficace meccanismo di selezione della classe dirigente di questo Paese.
Che tanto con due soldi in più in tasca per la campagna elettorale e qualche contatto utile e forte sul territorio, chi può sa come tenersi stretta quella sedia. Anche se le sedie sono meno.
Io voto no. Convintamente.
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