LA GRAVITA’ E IL MIRACOLO

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

 

                                        LA GRAVITA’ E IL MIRACOLO

L’immagine riproduce un quadro dell’artista padovano Guariento d’Arpo (1310-1370) nel quale un arcangelo porta un globo sulla mano, altri arcangeli uguali circondano la Vergine nella sua maestà. Ne parla gioioso Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia*, riferendosi ad angeli ed arcangeli come intelligenze, idee e potenze astronomiche, ognuna delle quali è più grande di un mondo e lo può reggere su un palmo. E Piovene accenna alla contemplazione dell’intelligenza dell’universo. Nella coscienza degli artisti del medioevo l’intervento divino nel mondo era ancora fuori discussione, e continuò ad alimentare controversie e dispute filosofiche, fino a quando la scienza nascente volle delineare un universo indefinito retto solo dalla identità delle sue leggi matematiche.

All’inizio del secolo XVIII la vittoria di Newton si delinea, con la forza di attrazione, agente nel vuoto infinito dello spazio assoluto, che unisce i corpi dell’universo facendoli muovere intorno d’accordo con leggi matematiche rigorose. La gravità, spiega Newton, non introduce in filosofia qualità occulte e cause magiche, ma al contrario le sue indagini si limitano allo studio e analisi dei fenomeni osservabili e palesi, rinunciando almeno per ora alla spiegazione causale delle leggi. Dice Newton di non essere stato ancora capace di scoprire la causa di tale proprietà di attrazione a partire dai fenomeni e non immagina ipotesi, poiché tutto quello che non si deduce dai fenomeni è ipotetico, e le ipotesi, siano esse metafisiche o fisiche, siano di qualità occulte o meccaniche non trovano spazio nella filosofia sperimentale. Per il matematico inglese, è sufficiente che esista realmente la gravità e che agisca seguendo le leggi che descrivono i movimenti dei corpi celesti e le maree. La gravità, quindi, non è una ipotesi o una qualità occulta, è un fatto palese, e senza dubbio costituisce una importante scoperta la identificazione dell’azione cosmica che fissa i movimenti dei pianeti con quella che si osserva nella caduta dei corpi verso il centro della terra. L’accettazione dell’esistenza nei corpi di certa forza che agisce su altri corpi attraendoli non è una ipotesi.

Leibniz scrive a Newton polemizzando e gli attribuisce imperfezioni nell’Opera divina, minimizzandone il potere e la saggezza, perché Dio dovrebbe dare la corda al suo Orologio di tanto in tanto, in caso contrario smetterebbe di muoversi. Inoltre, dovrebbe anche ripararlo. Ma la risposta di Newton chiarisce che Dio manifesta la sua presenza nel mondo e la benedizione della sua provvidenza mediante la sua azione vigilante e costante, conferendo al mondo nuova energia che evita la degenerazione. È un Dio presente e attento, a differenza del Dio cartesiano o leibniziano che ha costruito il suo Orologio una volta per tutte e diviene un Dio assente dalla sua Opera. La assimilazione del mondo a un meccanismo perfetto senza l’intervento divino costituisce l’idea del Materialismo e del destino oscuro, che esclude dal mondo la Provvidenza e il Governo, ritenendo che le cose provengono dall’eternità senza nessuna creazione o senza autore, attribuendole a una Natura eterna e sapiente. Leibniz controbatte osservando che i principi matematici non si oppongono ai principi del materialismo ma sono sostanzialmente identici! Inoltre, quello che si dibatte non è di natura matematica ma metafisico, e come tale deve basarsi sul principio della ragion sufficiente. Questo principio, applicato a Dio, implica considerare la saggezza divina per creare l’universo. In poche parole, il Dio di Newton appare come il Dio biblico dei primi sei giorni della creazione, intento a perfezionare la sua opera, mentre il Dio di Leibniz è come il Dio che ha terminato la sua opera e l’ha trovata buona, ovvero, il migliore dei mondi possibili, e quindi non ha più nulla da fare, solo preservarlo. Il Dio di Leibniz è l’essere razionale al massimo, personificazione del principio di ragione sufficiente, e opera d’accordo con esso per produrre la massima perfezione e pienezza. Quindi, non può aver fatto un universo finito né può tollerare uno spazio vuoto, dentro o fuori del mondo.

I newtoniani si difendono spiegando che i principi della filosofia matematica sono opposti ai principi del materialismo, perché negano la possibilità di una spiegazione puramente naturalistica del mondo e postulano, al contrario, l’azione orientata a un fine di un Essere intelligente e libero. Certamente nulla esiste senza ragione sufficiente, perché dove non c’è causa nemmeno c’è effetto. Ma la citata ragione sufficiente può essere meglio intesa come la volontà di Dio. Se il mondo è così conformato, se in un luogo c’è materia e in un altro no, è solo per la volontà divina. Altrimenti, se questa volontà non potesse agire mai a meno di essere determinata da una causa, Dio non avrebbe libertà di scelta e sarebbe soggetto alla necessità.

I newtoniani insinuano che Leibniz priva Dio della sua assoluta libertà. Il Dio newtoniano non è una intelligenza mondana né sopra-mondana, ma si trova in tutte le parti. La trama del sistema solare, in base alle leggi presenti del moto, cadrà con il tempo nella confusione, e chissà sarà riparato o posto in una nuova forma. Ma sarà nuova per noi, ma non per Dio, il cui piano eterno implicava tale intervento. Proibire a Dio di fare tal cosa, o dichiarare miracolosa o soprannaturale ogni azione sua nel mondo, significa escludere Dio dal governo del mondo.

Leibniz continua la difesa del principio di ragione sufficiente, in base al quale niente succede senza una ragione per cui deve essere così invece che di un altro modo. Non c’è azione senza una scelta, non c’è scelta senza un motivo determinante, né c’è motivo se non c’è differenza tra possibilità in conflitto.

Il dibattito si allarga a chi vorrebbe fare della Natura un miracolo perpetuo. Se Dio volesse che un corpo libero girasse intorno a un centro senza il contributo di un centro di attrazione, non sarebbe capace di ottenerlo a meno di fare un miracolo, dato che tale movimento non potrebbe spiegarsi in base alle leggi riconosciute. Questa la tesi di Leibniz. In effetti, un corpo libero si muove naturalmente allontanandosi dalla curva lungo la sua tangente. È dunque un miracolo l’attrazione mutua tra corpi, se non si può spiegare in base alla sua natura?

In sintesi, le posizioni sono contrapposte, tra chi sostiene Dio artefice che interviene continuamente nella sua opera, e chi afferma che Dio contempla soddisfatto la creazione come al settimo giorno.

La forza di attrazione era stata all’inizio una prova dell’insufficienza del meccanicismo, perché si considerava la manifestazione della presenza e azione di Dio nel mondo, ma di lì a poco si convertì in una pura forza naturale, una proprietà della materia che finì per affermare ulteriormente il meccanicismo.

 FILOTEO NICOLINI

Immagine: Arcangelo di Ariento, Padova

*   Bompiani, 2017

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