Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La pace, la guerra e la propaganda
La pace non serve alla geopolitica. Non è mai servita. È più utile la guerra, invece, perché rende dinamiche le potenze, consente il raggiungimento di nuovi equilibri, riassesta i poteri, porta a “soluzione” gli squilibri, annuncia nuovi assetti più o meno avanzati. Della guerra in Ucraina non sono responsabili solo i russi, ma anche direttamente o indirettamente tutte le potenze in gioco. Volenti o nolenti. Gli USA, per dire, dopo una iniziale vaghezza, ora sono altamente interessati al conflitto, come si è visto dal protagonismo di Biden, convinti che possa essere il colpo definitivo a Putin, tale da lasciarlo impantanato nella palude ucraina.
Ciò vuol dire che la popolazione ucraina deve attendere, deve continuare a subire il conflitto, almeno sinché le energie in campo non avranno trovato un equilibrio che, apparentemente, possa soddisfare gli attori principali. La logica della guerra e della potenza sovrasta immensamente le condizioni di vita dei popoli, le loro esistenze, i loro bisogni. Le opinioni pubbliche vanno, al più, rimbambite di propaganda (come sta avvenendo puntualmente) o rabbonite con qualche vaga indicazione strategica o con lo spin di qualche agenzia interessata direttamente al conflitto. Nient’altro. La guerra sovrasta le donne e gli uomini, le rende marionette dei potenti che lanciano i dadi sul panno verde, tentando disperatamente il colpo. Poveri quei popoli che diventano comparse nelle contese che solo in parte li riguardano direttamente. Giocare sulla loro pelle diventa la norma. È storia vecchia e storia recente. La propaganda nasconde il dramma vero. Questo.


