Il familismo amorale dietro il Giglio magico di Renzi & co.

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Michele Prospero
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Il familismo amorale della provincia toscana. La realtà dietro il Giglio magico di Renzi & co.
 
Grazie alle eccellenti inchieste di Giacomo Amadori e di altri giornalisti non piegati al vento acre di regime, man mano vien fuori la storia vera dell’ascesa al potere del giglio magico. Il racconto ufficiale descrive la rottamazione come un’esaltante esperienza di un “ragazzo” con la camicia bianca, candida e immacolata. I vati del potere narrano l’epopea di giovani toscani incontaminati e al di fuori degli apparati, che spezzano la resistenza della nomenclatura comunista incollata alle poltrone.
Ma, gratta un po’ il rottamatore senza macchia, smuovi appena un poco il cantore del nuovo, e trovi subito la melma più vecchia, depositata nei bassifondi rimossi della storia repubblicana. Un redivivo Flavio Carboni incontrato dal padre del ministro, proprio di quella che vuole cambiare la costituzione, è il punto di congiunzione di tutti i misteri, mai svelati della prima repubblica, con le fortune politiche improvvise dei costruttori della nuova epoca gigliata. Ferisce per questo che la minoranza del Pd al senato ieri abbia perso l’ultima occasione per recuperare un briciolo di dignità politica sottraendosi dall’abbraccio letale con Boschi e Verdini. Con un nuovo mondo antico.
La Banca Etruria sta svelando i segreti, fa parlare le cose indicibili. Chi vuole capire, non deve sforzarsi troppo per comprendere, non ha più alibi. Chiunque può intuire il vero, senza un grande volo di fantasia. I sodali dei rottamatori ascoltano suggerimenti, proposte, favori, indicazioni dei vecchissimi arnesi del potere occulto. Hanno scalato un partito di massa i rampolli di faccendieri democristiani con dimestichezze tra i massoni devianti. Vicini di casa. Con i soliti referenti a portata di mano.
Il familismo amorale della provincia toscana ha cementato un patto di ferro per il potere e il denaro che riguarda padri e figli. E amici. Favori, scambi, nomine, scalate politiche di un gruppo di sodali. Con la mediazione di cerimonieri di ieri. E con le ombre di potenze occulte di sempre. Le stesse forze nascoste che hanno tramato nella prima repubblica suggeriscono, incontrano, manovrano nei meandri del potere di oggi. Che, alle corde, porta a protezione di Palazzo Chigi quel ciellino di destra, Carrai, al cui matrimonio si diedero appuntamento tutti i cerimonieri dell’ordine nuovo. Chi deve stare al sicuro con i servigi di Carrai, il presidente del consiglio o l’Italia?
Nessuno può far finta di non ascoltare le parole di pietra che le macerie di Banca Etruria scagliano alle orecchie di tutti, anche dei più distratti. Con le sue metafore brucianti, Ferruccio de Bortoli fu solo allusivo, non poteva parlare diversamente, del resto. E caro ha pagato quel suo editoriale, un vero urlo di Munch, contro l’odore cattivo di logge nuovissime, gran maestre dell’odierno potere. Oggi pochi giornalisti di qualità rompono il velo e spingono il cervello di un’Italia in gran parte omologata a vedere più nitide le cose, che prima si potevano solo sospettare.
Chi ancora crede che al governicchio odierno non ci siano alternative, non ha capito che se non scalcia lo statista di Rignano sarà travolto, e complice di una sciagura per il paese. Il Pd di Rignano e Leterina, con l’affine Verdini a protezione, è come l’Avanti dopo Lavitola. Inservibile. Quando il commissario europeo dice che a Roma non ci sono interlocutori, l’ora della ricreazione è finita. E i pagliacci sono invitati a uscire dal palazzo. Se non si vuole che ad accompagnarlo fuori siano le potenze dell’Europa, in parlamento si devono trovare i rimedi. E’ già tardi. L’affondo di Junker somiglia al siparietto di Merkel e Sarkozy che ordinò la rimozione del cavaliere.
Fa per questo solo sorridere, ma non troppo però, l’immagine utilizzata da un politico-intellettuale-uomo d’affari molto potente, capace di rimanere in piedi in ogni stagione. Bassanini così parlò alla Leopolda: “A proposito e tra parentesi: ho molti amici francesi, tra imprenditori, banchieri, politici; e sempre più spesso, negli ultimi tempi, mi hanno detto: “sai Franco quale è il nostro problema? che né la destra, né la sinistra hanno ancora trovato un Matteo Renzi”; non so se è vero, ma confesso che, come italiano, mi sono sentito orgoglioso…)”. Parole insulse, senza tracce di imbarazzo, pronunciate in quel luogo del conformismo che si chiama Leopolda, il massimo degrado della politica italiana contemporanea. Tutto questo non si può più accettare. Chi ai sardi intraprendenti nel tessere legami, come Carboni e Morcheddu, che hanno frequentazioni con le élite di Rignano e Leterina, continua a preferire i grandi sardi, che hanno il nome di Gramsci e Berlinguer, ha il dovere di svegliarsi dal torpore e lanciare la sfida. Non è così caro Cuperlo?
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1 commento

Maurizio Jaya Costantino 22 Gennaio 2016 - 10:50

Cuperlo non può svegliarsi. E’ già sveglio così.

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