La ricerca letteraria di oggi 31 luglio: Primo Levi

per mafalda conti
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Il 31 luglio 1919 nasceva a Torino Primo Levi, nella casa dove abiterà poi tutta la vita. I suoi antenati sono degli ebrei piemontesi provenienti dalla Spagna e dalla Provenza.

Nato da una famiglia ebraica, Primo Levi ne apprese felicemente, da bambino, le tradizioni e il linguaggio. Da adulto, però, fu la storia a rinfacciargli le sue origini: dapprima sotto i colpi delle leggi persecutorie imposte dal regime fascista nel 1938 e, successivamente, quando si ritrovò deportato nel Lager nazista di Auschwitz fra il 1944 e il 1945.
Al ritorno in Italia dopo la guerra, egli approfondì lo studio delle proprie radici ebraico-piemontesi, cui dedicò fra l’altro il primo racconto – intitolato Argon – della raccolta Il sistema periodico. I suoi interessi si estesero poi anche alla cultura yiddish, che aveva imparato a conoscere nel periodo della deportazione, e alla realtà di Israele e dell’ebraismo contemporaneo.
Per Levi, oltre che un ambito costante di riflessione, la cultura ebraica, filtrata attraverso la tradizione italiana e la concreta esperienza di un intellettuale piemontese, laico e di formazione scientifica, ha rappresentato una matrice essenziale di tutta la sua opera.

Il sistema periodico

di Primo Levi

 10,45 

Auschwitz – Deportazione e Lager

174517 fu il numero tatuato sull’avambraccio sinistro di Primo Levi nel febbraio del 1944, al suo ingresso nel campo di sterminio nazista di Auschwitz. La detenzione durò poi per undici mesi fino alla liberazione, avvenuta il 27 gennaio dell’anno successivo a opera dell’esercito russo.
Di quell’esperienza e della realtà del Lager lo scrittore torinese ha testimoniato subito dopo la guerra nel suo primo libro Se questo è un uomo. Ma di essa ha anche fatto il centro dei propri pensieri e del proprio impegno di testimone diretto, in particolare nel rapporto con i giovani, per tutto il corso della sua vita; fino alla pubblicazione de I sommersi e i salvati, sintesi di uno studio e di una riflessione quarantennali.

Il racconto della Shoah assume in Levi tratti di inconfondibile originalità. Nello stesso tempo rappresenta un banco di prova essenziale per le sue qualità di scrittore, di pensatore e di uomo.

 

 

 

I sommersi e i salvati

di Primo Levi

 11,29 

 

Il lavoro e l’uomo

La riflessione sul lavoro e sui mestieri attraversa tutta l’opera di Primo Levi: dalle analisi sulla condizione di schiavitù imposta nel lager alla convinzione profonda di come “l’amare il proprio lavoro” possa costituire “la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”.

«Il rapporto che lega un uomo alla sua professione è simile a quello che lo lega al suo paese; è altrettanto complesso, spesso ambivalente, ed in generale viene compreso appieno solo quando si spezza: con l’esilio o l’emigrazione nel caso del paese d’origine, con il pensionamento nel caso del mestiere» (P. Levi, Ex-chimico, in Opere complete, vol. I, p. 810).

 

La chiave a stella

di Primo Levi

 10,18 

 

Vincitore del Premio Strega nel 1979 con “La Chiave a stella”

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