La soldatessa Usa che ha investito e ucciso un 15enne a Pordenone era ubriaca: il processo nei suoi confronti, con ogni probabilità si terrà negli Stati Uniti“

per Gian Franco Ferraris

Federico Leo Renzi: “Esportare democrazia è un lavoro duro ed ingrato, che però ha alcuni vantaggi: ad esempio puoi uccidere impunemente i cittadini dei paesi a cui hai dato la libertà

Investe e uccide un 15enne a Pordenone, convalidato l’arresto della soldatessa Usa

 

(ANSA) La donna, aviere di 20 anni, è responsabile di aver travolto e ucciso un ragazzo di 15 anni, Giovanni Zanier, mentre era alla guida in stato di ebbrezza.

Sono distrutta dal dispiacere, mi scuso con tutti per il dolore che ho causato“, ha detto Julia Bravo nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto. La giovane aviere Usa, che per il resto si è avvalsa della facoltà di non rispondere, ha chiesto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee soltanto per porgere le scuse ai genitori e al fratello della vittima.

A parlare è stata anche la madre del ragazzo ucciso.”Quella donna deve essere processata in Italia e scontare qui l’intera pena”, ha detto Barbara Scandella. “Sappiamo tutti i precedenti che hanno coinvolto militari americani in gravissimi incidenti in Italia – ha aggiunto -: la verità è che, in queste zone, fanno quello che vogliono e restano impuniti. Chiedo alle autorità che neghino l’autorizzazione allo spostamento di giurisdizione negli Usa, anche se so che in quel paese per questi reati le pene sono anche più severe. Ma noi vogliamo seguire il processo e che venga condannata in Italia al massimo della pena”. Le sue dichiarazioni compaiono su alcuni quotidiani tra cui il Corriere della Sera e Repubblica. “Non potrò mai perdonarla – ha concluso -: tutti, a 20 anni, abbiamo fatto le nostre sciocchezze, ma come si fa a bere così tanto prima di mettersi in auto? Nessuno ci restituirà il nostro Giovanni”.

La soldatessa Usa che ha investito e ucciso un 15enne a Pordenone era ubriaca: “Livelli 4 volte superiori ai massimi consentiti”

su Il Fatto Quotidiano

La soldatessa americana che ha investito e ucciso il 15enne Giovanni Zanier nella notte tra sabato e domenica, a Porcia, in provincia di Pordenone, era ubriaca. È quanto emerso dalle analisi svolte con l’alcoltest che ha rilevato un tasso alcolemico di 2,09, ben 4 volte superiore al limite massimo consentito dalla legge (0,5). Un particolare che aggrava la sua posizione, pur rimanendo accusata di omicidio stradale. Secondo i Trattati internazionali e i precedenti che hanno riguardato Italia e Stati Uniti, la militare 20enne di stanza alla base di Aviano potrebbe essere giudicata, nel caso in cui i giudici decidano per il rinvio a giudizio, nel suo Paese.

A dare applicazione alla Convenzione del 1951 è il decreto 1666 del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. (2 dicembre 1956). Le procedure nei confronti di militari della Nato e degli Stati Uniti seguono due percorsi. Se vengono contestati reati commessi da militari nell’espletamento del proprio servizio, la giurisdizione statunitense scatta in modo automatico. Nel caso di reati comuni, che non attengano al ruolo di militare, come è nel caso dell’omicidio stradale, è facoltà del ministro italiano della Giustizia optare per la rinuncia all’esercizio della giurisdizione. In casi analoghi sono state le autorità statunitensi a presentare istanza attraverso i canali diplomatici. La procedura ha poi interessato sul versante politico il ministero della Giustizia, e su quello giudiziario la Procura Generale a cui fa riferimento la Procura della Repubblica competente. In questo caso si tratta della Procura di Pordenone, retta da Raffaele Tito, che si occupa dei reati che vengono commessi ad Aviano, sede del 31. Fighter Wing. La parola finale è del Guardasigilli.

Se si guarda agli episodi precedenti, hanno spiegato numerosi esperti intervenuti sugli organi di stampa, è difficile ricordarne uno nel quale il processo si sia svolto in Italia. Per la strage del Cermis del 1998, quando un aereo americano, volando senza autorizzazione a una quota troppo bassa, tranciò i cavi della funivia provocando 20 morti, l’allora capitano Richard J. Ashby, che era al comando del mezzo, e il suo navigatore furono sottoposti a processo negli Stati Uniti e assolti. Il caso del Cermis rientrava nella casistica dei reati contestati ai militari, che con il loro aereo avevano tranciato i cavi della funivia: furono processati negli Usa. Invece, il colonnello Joseph Romano venne condannato per il rapimento dell’egiziano Abu Omar (23 agenti Cia coinvolti), avvenuto nel 2003, dalla giustizia italiana perché il fatto che egli era stato contestato non era previsto come reato negli Usa. Nel 2002 si trova un esempio contrario al trend storico, dovuto soprattutto alla gravità e all’efferatezza del reato commesso. Un aviere della stessa base di Aviano venne accusato, con tre cittadini albanesi, di violenza sessuale su una 14enne. L’allora ministro della Giustizia firmò comunque la rinuncia al processo in Italia, decisione poi ribaltata grazie anche alle proteste del legale della ragazza.

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