La spallata

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La spallata
Oggi Rino Formica (nemmeno il peggio) chiede un Presidente giovane che sappia “osare“. “Osare” cosa? Mi domando, allora: quando si arriverà a chiedere una “spallata” finale nel tripudio del mondo delle imprese e del ceto medio ridotto a piccola borghesia incarognita? Che siamo di fronte a una “crisi di sistema” lo descrive accuratamente la stessa presenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi e il modo eccezionale in cui vi è stato insediato. Sarebbe sbagliato, quindi, credere che a una crisi di sistema si possa rispondere con lo stesso sistema in crisi. Perché Berlusconi, Veltroni, Renzi e Draghi (nell’ordine) sono stagioni diverse e consecutive di una serie tv che è nata proprio da questo sistema, e che ha come caposaldo il bipolarismo, la fine dei partiti annacquati in schieramenti larghissimi e senza né capo né coda, l’elezione diretta dei Sindaci e dei Governatori, l’assalto alla P.A. dei professionisti degli staff e dei consulenti, il Parlamento ridotto ad Aula sorda e grigia, quasi contro se stesso, i propri interessi e la propria stessa autorità istituzionale.
Se non interveniamo sulla crisi di sistema presentando un progetto di cambiamento credibile, quelli “oseranno” davvero sempre di più sino alla spallata finale. D’altronde, solo pochi anni or sono, l’atmosfera politica di questo periodo sarebbe stata bollata come pericolosa per le istituzioni e ci avrebbero invitato alla vigilanza di piazza. Oggi, temo, che se “osassero” di più, una parte consistente di “noi” (“noi” chi?) penserebbe che sia stata un mossa giusta, convinti che servano i migliori che chiacchierano poco ma fanno bene, alla faccia dei partiti (quali?) che sono solo capaci di litigare per le “poltrone”. Con la storia che abbiamo alle spalle (venti anni di uomo solo al comando, che ci ha portato in guerra nel tripudio di Piazza Venezia) non è che ci voglia molto alla fine a farci ripiombare nello stesso incubo. D’altronde la storia chi la studia più?
Per questa ragione dobbiamo tornare al proporzionale e recuperare le istituzioni al loro ruolo costituzionale, senza altre avventure che preannuncino prossime spallate. Senza una democrazia rappresentativa, senza i partiti, senza mediazione e dibattito pubblico, senza partecipazione organizzata e consapevole, il sistema è destinato a implodere nelle nostre stesse mani. Più che un grande partito della sinistra, dico provocatoriamente, serve un nuovo sistema dei partiti e della rappresentanza. O meglio: un partito della sinistra che metta al primo punto la riforma proporzionale del sistema della rappresentanza e la “rinascita” delle istituzioni democratiche. Senza questo, è come buttarsi da uno strapiombo privi di paracadute. È storia di questi decenni orribili, peraltro, mica leggenda.
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