L’ALTERNARE  TRA  PENSARE  E  VOLERE

per Filoteo Nicolini

L’ALTERNARE  TRA  PENSARE  E  VOLERE

L’immagine che vedete si chiama analemma e nella sua forma di 8 orizzontale presenta due poli opposti a sinistra ed a destra e poi al centro una zona per così dire di confluenza. A sinistra immaginiamo il volere e la percezione dei sensi; a destra il pensare e la rappresentazione; e nella zona centrale il sentire, i sentimenti. L’immagine ci aiuterà a continuare il discorso sulla Coscienza da svegli e coscienza di sonno dell’articolo precedente, che non poche perplessità suscita alla prima lettura. È un tema che è stato trattato varie volte e sul quale occorre ritornare perchè le stesse cose allora ci parleranno in modo diverso.

Come esseri umani siamo capaci di percezione perché siamo capaci di pensare. Il pensare produce concetti: perciò dove c’è percezione, ci devono essere anche concetti e rappresentazioni. La percezione, e sappiamo di avere 12 sensi, è il lato oggettivo, il dato, mentre il pensare è il lato soggettivo. C’è una regione  (a sinistra nella figura), dove le cose si presentano a noi belle e fatte e questa è la percezione. La percezione si può descrivere soltanto negativamente, è ciò che costituisce l’esperienza pura, tutto ciò che fa scattare la rappresentazione ed il pensare.

Non si può dire che cos’è la percezione, perché noi diciamo cos’è la percezione con il pensiero. Quando io dico: “questa è un albero”, ho già oltrepassato la percezione, sono già nel pensiero. Con il pensiero dico che questa cosa qui è un albero. Che cosa avevo quando ero nella pura percezione? Niente! Quindi la percezione equivale ad un addormentarsi per noi fino a quando ci ridestiamo nel pensiero che ci illumina!

Allora alla sinistra metterò lo stato di coscienza del sonno e della volontà ed a destra lo stato da svegli del pensare. Nel bel mezzo c’è lo stato di coscienza del sentire, che ondeggia e fluttua come in un sogno.

La percezione è il punto in cui mi smarrisco, affinché mi sia data la possibilità di riconquistarmi la cosa percepita nel pensiero.

I fenomeni spirituali hanno una velocità che non è minimamente paragonabile con la lentezza, la pesantezza del mondo della gravita. Il mondo spirituale è il mondo della levità. L’essere umano d’oggi, abituato a considerare reale solo il materiale, la pesantezza, la lentezza della materia, ha difficoltà ad immaginarsi un fenomeno come quello che si svolge spiritualmente quando in brevissimi istanti, mentre guardo un albero, mi addormento nella percezione e mi risveglio nella rappresentazione, e ripeto il ciclo tante volte di forma rapidissima tra percezione e pensiero quanto sia necessario percorrendo quella figura di 8, fino a quando qualcosa d’altro mi distrae per iniziare un altro ciclo.

Mentre era nella percezione dell’albero cosa era avvenuto? Un addormentarsi nell’albero. Quindi la percezione dell’albero è un addormentarsi nell’albero: a che scopo? Affinché ci si risvegli al processo pensante col concetto di albero.

La polarità conoscenza-volontà è sottesa a tutte queste considerazioni.

Che tipo di polarità è? Nella conoscenza abbiamo la possibilità di star fuori dalle cose. Come ci allontaniamo dalle cose? Se lasciamo dentro di noi soltanto un’immagine di specchio. Nella conoscenza noi perdiamo la realtà in quanto operante e tratteniamo della realtà solo un’immagine speculare. Nella volontà, e qui mi riferisco al nostro agire sul mondo e non solo alla percezione,  ci inseriamo nella realtà attraverso il nostro operare vivente. Se ora ci chiediamo a che serve questa capacità che noi chiamiamo il pensiero, la conoscenza, la capacità di esperire il mondo in chiave conoscitiva, se ci chiediamo a che serve avere dentro di noi soltanto le immagini delle cose, la risposta è: serve alla libertà.

La possibilità che noi abbiamo di ridurre le cose, che fuori di noi sono reali, alla loro immagine morta e speculare, fa sì che queste cose non ci costringano in nessun modo, non ci determinino. Quindi la conoscenza ordinaria, che è una conoscenza di immagine speculare, è il presupposto necessario della libertà.

In altre parole, nel polo della conoscenza l’essere umano si allontana dalla realtà e si rende libero. Il polo della conoscenza è il polo di individuazione, di separazione dal reale. Perciò bisogna stare attenti con l’educazione del bambino a non accanirsi nella conoscenza  fin dalla tenera età, perché lo si allontanerebbe dal reale, mentre  vive una fase in cui è dentro al reale con la sua attività volitiva. Si può cominciare soltanto più tardi, quando il ragazzo comincia ad essere capace di concetti veri e propri, grazie ai quali si pone oggettivamente di fronte al reale.

 

A livello grammaticale il bambino vive l’elemento grammaticale della conoscenza e l’elemento grammaticale della volontà. Qual è l’elemento specifico della conoscenza? Il sostantivo. E qual è l’elemento grammaticale specifico della volontà? Il verbo.

Ogni volta che si pronuncia un verbo, il bambino vive nella realtà dell’inserirsi nell’azione, perché ogni verbo è un fare, è un operare. Nell’operare Io sono in interazione con il cosmo; quando invece ho un concetto, che si esprime nel sostantivo, sto contemplando il cosmo.  Gli aggettivi sono elementi del sentimento, i sostantivi sono elementi del pensiero e i verbi sono elementi della volontà.

Sono tre sfumature completamente diverse. L’enfasi data ai sostantivi è diversa dalla prevalenza dei verbi o dall’accentuazione sugli aggettivi, e da ciò si può anche risalire agli aspetti temperamentali dell’individuo!

Inoltre, come conclusione, si può osservare che il sostantivo e il verbo hanno, nell’insieme della lingua tedesca, un ruolo molto più importante che non nella lingua italiana, dove prevalgono gli aggettivi e dunque i sentimenti. Nel testo italiano è a volte evidente la diluizione del verbo a favore dell’aggettivo.

 

FILOTEO NICOLINI

Estratto da una illuminante conferenza di Pietro Archiati sui dodici sensi.

Immagine: Analemma.

 

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