Autore originale del testo: Alfredo Morganti
“Le liti tra i partiti”?
Fateci caso, ogni qualvolta si affronta un crinale difficile, e in questa crisi pandemica ce ne sono stati molti, lo spin degli editorialisti e dei retroscenisti è sempre stato quello di rappresentare, da una parte, i tecnici assurti al trono come attenti e concentrati sui problemi – e, dall’altra, i partiti in un persistente stato di litigio. Anzi, di “rissa”. Si è sempre tentato di convincere l’opinione pubblica che la soluzione dei problemi non fosse nella politica, ma nella sua neutralizzazione – e quindi nella “competenza” dei migliori, e nella loro abilità di calcolo matematico e di ascetica dedizione. Ma è davvero così? Niente affatto. I partiti, anzi, sono apparsi da subito sin troppo allineati col Migliore, neutralizzati, in fila per tre, ridotti ad alzare e abbassare le manine nei voti di fiducia. Al contrario, l’atteggiamento di Draghi, propenso a tagliare di netto le discussioni con locuzioni come “io vado avanti”, “ormai si è deciso”, è apparso, questo sì, rissaiolo e provocatorio, rivolto a brutto muso verso partiti e sindacati.
Lo stato d’eccezione di questi mesi ha, in realtà, compresso la discussione pubblica e il dibattito politico, facendoci credere che solo azzittendo, solo mettendo in un angolo quel che resta dei partiti, avremmo trovato la soluzione giusta per rilanciare il Paese. E invece la cacciata di Conte, destinata secondo loro ad aprire nuove e magnifiche sorti e progressive, al solo scopo nemmeno troppo velato di tramutare il PNRR in un mega bonus alle imprese, si è rilevata per quel che era: una giravolta poco ortodossa per dare una spallata alla democrazia rappresentativa e comprimere il dibattito pubblico (anzi la rissa!) in una fase di prevalenza settaria degli interessi più gretti. E invece, cancellare sostanzialmente la democrazia rappresentativa, chiudere in un cerchio i partiti, trasformare i media in un’anticamera del governo, non solo non è servito a granché (che confusione questa fase pandemica! E poi, ne sapete nulla del PNRR?), ma ha impaludato il dibattito, resa vischiosa la discussione, rendendo il confronto che precede l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica un chiacchiericcio inascoltabile e poco produttivo, foriero di future scelte sgangherate e di cortissimo respiro, altro che orizzonte di settennato!
Vedrete. Presto si alzeranno voci che rimpiangeranno il sistema dei partiti che fu, perché sarà palese, evidente, che lasciare un Paese grande come l’Italia in mano a ragionieri un po’ petulanti e a ministri chiassosi non è di sicuro quanto ci consiglierebbero, se fossero qui, i Padri della Repubblica. Rimettere adesso il dentifricio nel tubetto è sport difficile. Nemmeno a un sant’uomo come Bersani riuscirebbe facilmente il compito, e Dio sa quanta saggezza sarebbe necessaria ora in cima al Colle, dopo tanto tramestio narcisistico e dopo la sciagurata corsa ai bonus di potentati e lobby a briglia sciolta.


