MALAPARTE E ORTESE, CONSONANZE

per Filoteo Nicolini

MALAPARTE E ORTESE, CONSONANZE

Nell’ articolo “Il sonno della ragione” pubblicato l’ 11 luglio dicevo come nel libro “Il mare non bagna Napoli” del 1953, Anna Maria Ortese intravedesse due forze incompatibili, la Natura e la Ragione, in quella Napoli lacera e stravolta uscita dalla guerra. La Natura appariva ai suoi occhi come il genio materno e conservatore che regola la vita e organizza i dolori, e’ la madre dell’ estasi e dei sogni. Per Ortese, la Natura è l’ antico che reclama i suoi diritti, la soggezione al mistero, le ragioni del cuore, mentre fronteggia da pari a pari il minaccioso, freddo pensiero razionale.

Malaparte era andato molto più in là nel suo romanzo “La Pelle” del 1949. Trovo un interessante parallelismo e riporto alcuni brani, in cui l’ autore parla degli ufficiali americani arrivati a Napoli nell’ ottobre del 1943.

“Erano giovani intellettuali,colti, sensibili, ma non capivano quel che c’è di misterioso, di inumano nelle nostre miserie e sventure. Alcuni dicevano che non eravamo cristiani, ma pagani. Ma la parola pagani non bastava a spiegare le profonde, antiche cause della nostra sofferenza, il nostro modo di essere miserabili e felici, i motivi delle nostre grandezze e della nostra abiezione. Napoli era stata per loro una inattesa e dolorosa rivelazione. Avevano creduto di approdare alle rive di un mondo dominato dalla ragione, retto dalla coscienza umana, e si erano trovati all’ improvviso in un paese misterioso dove non la ragione, non la coscienza, ma oscure forze sotterranee parevano governare gli uomini e i fatti della loro vita. Quando erano sbarcati sulle rive di Paestum si erano visti sorgere davanti agli occhi, meravigliosa apparizione, le colonne del tempio di Nettuno, in una pianura di mirti e cipressi. Quella era l’ Italia di Virgilio, di Enea! 

Ma il classico scenario delle colonne del tempio di Paestum nascondeva ai loro occhi una Italia segreta, una Europa ignota, posta al di là della ragione cartesiana, quell’Europa di cui non avevano che un vago sospetto.”

E in un dialogo serrato con un ufficiale Malaparte dice:” Credi che la ragione cartesiana possa aiutarti a capire Hitler? Anche Hitler è un elemento del mistero dell’ Europa, appartiene a quell’ altra Europa che la ragione cartesiana non può penetrare. Per capire Hitler la ragione cartesiana non serve.” E conclude tragicamente:” Non c’è bontà, non c’è misericordia in questa meravigliosa Natura. E’una Natura malvagia, ci odia, e’ la nostra nemica. Non è una Natura Cristiana. Ama vederci soffrire.”

Trovo una concordanza con quanto scrisse Ortese, solo che con Malaparte tutto e’ più lucido, esasperato, crudo. E non lascia intravedere speranza perché non intravede una sintesi. E’ noto che in lui la finzione era in perenne osmosi con i fatti, l’esagerazione si coniugava con uno stile giornalistico unico che rendeva verosimile e assurdo allo stesso tempo quanto espresso. Ma è anche noto che la scrittura, come le altre arti, si avvale di artifici e invenzioni, e che da essa si crea e approfondisce la realtà che e’ sempre ineffabile.

Il nuovo che appare sul foglio ci può fare scoprire aspetti ignorati in partenza. In Ortese e Malaparte, la messa a fuoco delle due forze spirituali che si contendono l’ anima umana non può sfuggire a una lettura attenta. Tra quelle due sponde navighiamo alla ricerca della sintesi.

FILOTEO NICOLINI

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