Nel caso del povero Willy Montero si è abusato della parola “branco”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
I violenti
Nel caso del povero Willy Montero si è abusato della parola “branco”. In questo modo, però, si assolve oggettivamente il singolo partecipante all’aggressione, il singolo responsabile, e sembra quasi si sia trattato di un impeto di rabbia della folla, di un momento emotivo, come se qualcosa fosse sfuggito di mano oltre la specifica volontà di ognuno. Non è così. Il presunto branco era composto di fascisti, di adoratori del corpo, di violenti, di razzisti che tali sono e restano anche fuori dal branco. Gente che è abituata alle aggressioni, che non si tira indietro quando si tratta di menare le mani in tanti contro pochi o contro uno. Quale branco, dunque? Dietro questi comportamenti c’è la violenza lucida, ricercata, voluta, messa in atto scientemente e consapevolmente. C’è la cultura dell’aggressione. Sono quattro violenti quelli, non il branco. Non devono essere assolti sul piano personale. Sono tutti figli dell’appassionato insegnamento di cattivissimi maestri e di un culto diffuso della violenza. Per questo non serve soltanto una riscossa della giustizia ma una vera e propria riscossa culturale.
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Su “Il Dubbio” – Il dolore della madre di Willy e l’indignazione della politica: «Ora pene esemplari»

Il secondo giorno è quello dell’indignazione e del dolore. Soprattutto il dolore della madre, la madre di Willy Montero, il ragazzo pestato e ucciso sabato notte a Colleferro: «Era uscito per passare una serata con i suoi amici, quelli con cui è cresciuto, quelli che conosce da una vita, e non è più tornato. Non meritava di morire così mio figlio. Il mio piccolo era tanto buono», racconta la donna sostenuta a fatica dal sindaco di Paliano. «Non mi capacito, mio figlio non meritava questa fine. Il suo sogno era fare il cuoco, per questo aveva fatto l’alberghiero e attualmente lavorava all’hotel degli Amici di Artena .Ci hanno avvertito alle 7 del mattino – racconta – e quando è squillato il telefono ho pensato che Willy avesse avuto un incidente con la macchina. I carabinieri ci hanno detto di andare in caserma perché era successo qualcosa a mio figlio. Una volta lì, ci hanno portato in ospedale dove ci hanno dato la terribile notizia. Ci hanno portato da lui. Era steso su un lettino ed era morto».

L’indignazione, invece, arriva dalla politica che, a gran voce, ha iniziato fin da ieri il carosello delle dichiarazioni, tutte contrassegnate dalla stessa parola d’ordine: «Pene esemplari». Da leader leghista Matteo Salvini a quello dei 5Stelle Luigi di Maio, il refrain è grosso modo lo stesso: «Una preghiera per lui e un abbraccio commosso alla sua famiglia e ai suoi amici – scrive Salvini Tutta la comunità di Colleferro e l’Italia intera chiedono pene esemplari per i maledetti assassini». Al quale fa eco Di Maio: «Non si può morire così. A 21 anni, ucciso da un branco di delinquenti, pestato a calci e pugni. Non è possibile. Willy merita giustizia e chi lo ha ucciso deve pagare una pena esemplare».

E in tutta la vicenda c’è anche spazio per un finale grottesco: Gabriele Bianchi, uno dei quattro aggressori di Willy, poco dopo il pestaggio letale, aveva pubblicato video umoristici sulla sua pagina Facebook. L’indiscrezione e’ trapelata in ambienti investigativi ma trova conferma dall’orario vergato sul post della pagina social dello stesso Bianchi. E basta leggere i commenti che accompagnano questi post per capire quanto la notizia della morte di Willy abbia provocato una generale indignazione. Decine i messaggi di insulto rivolti ai quattro aggressori ed ai loro familiari. Marco e Gabriele Bianchi hanno un terzo fratello, Alessandro, che oggi attraverso i microfoni ha cercato di prendere le distanze esprimendo parole durissime nei confronti dei propri congiunti. Ma cio’ non gli ha evitato le risposte di fuoco del popolo di Facebook: “Fai attenzione a chi frequenti, soprattutto perche’ hai una figlia”, si legge in un post. Un messaggio inquietante che si va ad unire ad un altro dove i due fratelli arrestati sono assieme alla madre. Una foto ricordo di qualche anno fa sotto la quale non sono mancati commenti di offesa e minaccia. I quattro arrestati sono rinchiusi nel carcere di Rebibbia e seppur in isolamento vengono guardati a vista.

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