Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Un’alleanza strategica, non una sommatoria dettata solo dall’utilità marginale del ceto politico
Io credo che l’alleanza tattica, elettorale, di pura sommatoria tra PD e 5stelle non funzioni, non possa funzionare, ridotta com’è alla sola utilità marginale del ceto politico. Serve invece un’alleanza organica, di contenuto, strategica, con un leader riconosciuto da entrambi le forze e contenuti di fondo che puntino a rappresentare il mondo del lavoro, il disagio sociale, l’inquietudine legata alla catastrofe ambientale, il desiderio di pace, la difesa dei diritti. Il nome del leader lo sappiamo tutti, ma a Renzi, Calenda e Letta non piace (e a un bel pezzo di centristi). Temono un’OPA. Inventano scuse. Preferiscono galleggiare nello stagno delle mezze figure, e lì affondare elettoralmente, vivendo poi nel risentimento.
Io spero che dal congresso del PD si alzino voci che puntino a costruire questa alleanza strategica, che già oggi dall’opposizione si faccia sentire e renda la vita difficile al governo. Io non credo che vi sia altra strada. Non c’è vocazione maggioritaria, non c’è neocentrismo, non ci sono Renzi e Calenda, non c’è un riformismo pensato immaginando che il resto, la voglia storica di cambiamento, sia solo ideologia, e non c’è politica dei diritti civili senza alimentare e sostenere la battaglia per i diritti sociali (lavoro, disagio, precarietà, diseguaglianze, povertà), che oggi sono il vero scandalo, la vera trasgressione.
Il non-voto di queste regionali dovrebbe scuotere tutti, dovrebbe spingere umilmente alla comprensione. E invece io sono certo che a taluni sia persino piaciuto, perché immaginano che esso consenta un controllo più efficace sull’elettorato (limitato e conformista) che va ancora alle urne. La verità è che meno si vota e più vince la classe dirigente. Quando finirà la canea di quelli che affondano nella palude ma godono delle disgrazie altrui, forse inizierà la discussione per costruire davvero un futuro politico alla sinistra, tentando di parlare a quelli che votano ma, soprattutto, a quelli che non votano (e che io comprendo sempre di più).


