PD. Le porte girevoli e i free riders della politica

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
PD. Le porte girevoli e i free riders della politica.
Giovedì scorso Piero Ignazi su ‘Domani’ ha scritto un editoriale molto condivisibile. Ha stigmatizzato il ‘disvalore’ dell’iscritto all’interno del PD e ha detto che su queste basi non si costruisce affatto una comunità politica, tutt’altro. “L’iscrizione, dice, segna il discrimine tra una adesione light e una scelta di appartenenza”. Di qui, anche, il disinteresse storico di certe leadership piddine per la costituzione di un “corpo politico intermedio”, con la conseguenza di minare “l’identità stessa del PD. L’assenza di un senso di comunità è il tarlo che corrode il partito” ha sentenziato il politologo.
Ignazi se la prende, quindi, con Letta per aver nominato la Tinagli a vicesegretaria: una che ha “abbandonato” il partito “per seguire un’altra formazione – Scelta civica – salvo poi rientrare quando questa è fallita”. Lo stesso vale per Mauro Berruto, immesso nella segreteria del partito da non iscritto! Sono tutti segnali di una sostanziale (e formale) irrivelanza dell’appartenenza al partito. Così facendo, il segretario di fatto tende a delegittimare gli organi statutari. Le porte girevoli aiutano soltanto i free riders della politica. Gentaglia insomma.
La conclusione di Ignazi è lapidaria. Letta deve decidersi “finalmente a buttare a mare l’infausto impianto statutario, all’origine di tanti guai, e ricostruire una nuova struttura per la sinistra”, in cui “l’adesione e la partecipazione devono essere più appealing dello stare fuori, alla finestra”. Sottoscrivo. Il PD va “buttato a mare”, o meglio va riscritto daccapo. Si tratta in sostanza di rifare un nuovo partito della sinistra, sostituendo alle attuali porte girevoli del Nazareno un bel portone, solido, fatto con la quercia. Non perché debba sbarrare il passo o spingere all’arroccamento, ma per fissare un confine, una linea, perché senza una linea e un confine la politica diventa un deserto, presso cui qualunque avventuriero può fare il brigante ed essere pure applaudito per le sue gesta. Lo dico da tempo: le energie e la massa critica che ANCORA si annidano nel PD debbono essere rimesse in movimento, prima che divengano la terra di nessuno su cui spopoli il centrismo.
C’è poco da fare, quindi. Il PD detiene una mole di risorse politiche e sociali su cui hanno messo gli occhi in molti, un territorio di caccia che fa gola a svariati pirati della politica. Spostarle in massima parte a sinistra, prima che deflagri tutto e il gioco divenga impossibile, è un obbligo strategico. Un passo necessario. A meno che non si voglia fare la rivoluzione come la farebbe un’avanguardia teorica, scatenata nelle bolle social, gelosa della propria identità, ma priva di una forza pratica reale. Che è poi la cosa che conta di più se si intendono cambiare le cose, non solo esercitare pensieri e parole.
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