PEDRO LEON ZAPATA, UMORISTA VENEZUELANO
Pedro León Zapata (1929 – 2015) è stato un umorista, caricaturista e scrittore venezuelano. Ha fondato e diretto la Cattedra dell’Umore Aquiles Nazoa (UCV). La linea tematica dell’umorismo giornalistico di Zapata era volta all’emarginazione e la discriminazione causate dallo sviluppo caotico della Venezuela del petrolio. Una sua celebrata creazione fu Coromotico, personaggio sfiduciato e critico che rappresenta le classi sociali più basse della società, con le sue amare frasi che emergono come fumetti dalla favela in cui vive. Le sue caricature avevano spesso un tono serio e drammatico, come quelle dirette alle dittature dell’Argentina, del Cile e dell’Uruguay. Era capace di infilare le dita nelle piaghe della società latino-americane, dal punto di vista dell’umorista che indica, rivela, accarezza e flagella.
L’immagine dell’articolo è una fra le tante che Zapata pubblicava settimanalmente sul giornale El Nacional di Caracas. Che si prova contemplandola? Si riconosce uno spaccato di tante società ingiuste. La giustizia è quel riconoscere e rispettare il diritto di ciascuno di quanto gli è dovuto per lo sviluppo della sua individualità. Le ingiustizie sociali sono una realtà che non ferisce solo chi ne è vittima, ma dovrebbe raggiungere anche le anime sensibili, ancora capaci di sentire indignazione. Magistralmente, l’umorista riesce a mostrare come la risata dell’indifferenza crudele voglia cancellare la realtà di tante anime impoverite, defraudate, dagli sguardi spenti e la sofferenza della esclusione. Aiuta a comprendere quell’ aspetto della realtà latino-americana che il turista frettoloso ignora. Ma è anche il desolato dramma, moltiplicata tragedia, che caratterizza tante realtà vicine e lontane, rese invisibili, o cancellate, travisate, tergiversate abilmente. La fotografia e l’articolo di giornale non incidono ormai quanto una sola vignetta riesca a fare.
L’umorista Zapata riflette su quanto visto intorno, ha indubbiamente un tono amaro perché nasconde un velo di tristezza. La sua è una presa di posizione senza partigianerie, che coglie un aspetto recondito della realtà, eppure perfettamente comprensibile. Entrambi i protagonisti della vignetta sono colti nei fatti nudi e crudi. Il suo umorismo è stato un fecondo questionare narrazioni già confezionate, risposta di fronte alle carenze umane, tensione verso la verità.
Il cammino dell’umorismo è pur sempre difficile da percorrere, perché lo stato d’animo dei più oscilla tra la tensione quotidiana, lo sguardo distratto, il piacere immediato che addormenta. La posta in gioco è sempre la fruizione piena e consapevole dello spirito e lo sviluppo delle facoltà cognitive e sensibili. Altrimenti, dietro l’angolo c’è il letargo e l’insensibilità.
FILOTEO NICOLINI


