Fonte: Il Fatto Quotidiano
Perché l’anatema di Leone allarma Netanyahu e i suoi
di Antonio Padellaro – “C’è chi si è stracciato le vesti leggendo la parola genocidio usata da Francesco in un libro, ma a Gaza siamo oltre la follia, è all’opera il male più sfrenato senza logica. L’uccisione di bambini in fila per un pugno di riso grida giustizia a Dio”. Pensavamo che l’incontenibile sdegno del cardinale Augusto Paolo Lojudice, riportato nell’intervista sulla Stampa del 21 luglio, avrebbe avuto ripercussioni nei rapporti già tesi tra il governo Netanyahu e la Santa Sede, oltre all’inevitabile eco mediatica. E invece niente. Silenzio assoluto. Eppure le parole del cardinale – 61 anni, per un quinquennio collega di Robert Francis Prevost in Curia, presidente dell’episcopato toscano – suonano come un attacco personale al premier israeliano e ai suoi ministri più oltranzisti. “Come fa a guardarsi allo specchio chi si macchia di atrocità del genere e ha decine di migliaia di vittime sulla coscienza?”, ha dichiarato a Giacomo Galeazzi, il cardinale attento a non coinvolgere l’intero popolo di Israele (“non tutti gli ebrei lo fanno”). Ma una sua frase colpisce come uno schiaffo quei settori integralisti che “per colpa di scelte dissennate commettono le stesse atrocità compiute su di loro”. Lojudice non ha fatto altro che rimarcare la linea fissata da Leone XIV, domenica al termine dell’Angelus quando ha parlato esplicitamente di “attacco dell’esercito israeliano contro la parrocchia cattolica della Sacra famiglia a Gaza City”. Un’offensiva che lascia poco spazio alla diplomazia ribadita dal segretario di Stato Parolin, quando ha messo in dubbio che l’attacco alla parrocchia di Gaza sia stato un errore. Si attribuisce a Stalin la domanda sarcastica: “Quante divisioni ha il Papa?”, a chi gli suggeriva di tener conto delle opinioni del pontefice nel definire gli assetti geopolitici del dopoguerra. A Netanyahu non mancherebbe certo il cinismo per denigrare le voci che si levano dai palazzi apostolici. Forse lo farà, ma nel frattempo non ha potuto respingere l’invito alla prudenza giunto dall’amicone di Washington, che tiene in grande conto l’opinione del 60 per cento dei cattolici che hanno votato per lui. Poi c’è l’esercito immenso dei credenti che nel mondo guardano fiduciosi a Papa Leone. Ad armare le loro coscienze non sono certo i mercanti di morte, ma un profondo senso di ripulsa verso “la tragedia di una guerra orribile e totalmente priva di ogni giustificazione umana e morale”, ha detto il cardinale Augusto Paolo Lojudice interpretando i sentimenti della Chiesa tutta.


