Fonte: Il Fatto Quotidiano
Politici in ferie, tranquilli: c’è la vedetta Magi
Mentre il Parlamento svacanza allegramente insensibile alle tragedie in atto, una sentinella vigila con diuturna solerzia sulle sorti della Repubblica. Il suo nome è: Riccardo Magi.
Collezionista compulsivo delle figurine Panini della politica, nel bramare l’imminente rientro dalle ferie dei miei beniamini nel formato del tg unico, mordevo l’attesa con una certezza. Consapevole che nel vuoto canicolare di piazza Montecitorio egli sarebbe comparso, cascasse il cielo, imbracato nell’abito blu afa, per richiamare al lavoro e alla lotta i troppi colleghi spiaggiati in braghette.
A differenza del generone deputatesco, Magi non dichiara bensì – dall’alto del 3% dei voti, o giù di lì – biasima, condanna, esecra per poi intimare al governo infingardo una qualche reazione responsabilmente virile.
Incurante della pennica domenicale del ministro degli Esteri Antonio Tajani lo ha esortato, o meglio gli ha ingiunto di convocare, immantinente, alla Farnesina l’ambasciatore russo reo di aver diffuso, pensa tu, un video contro Kiev e Zelensky. L’insensibile Tajani non se n’è dato cura a conferma di un’alimentazione piuttosto impegnativa.
Nel mondo di Magi il governo Meloni dovrebbe alloggiare in permanenza nei pressi delle Camere, pronto a eseguire il mantra preferito dall’unico esponente televisivo di Più Europa: “Venga a riferire in Parlamento”.
Magi non è il Fratello d’Italia Malan, che avvistando una qualunque troupe fa in modo di sbucare da qualche stradina laterale e va incontro ai microfoni con l’espressione sorpresa di chi passava di lì, casualmente.
Magi non è il verde Bonelli, sempre così trafelato e scarmigliato come si fosse appena scapicollato da un qualche ghiacciaio in estinzione.
Magi non è Conte, forse non felicissimo del secondo posto, dopo la Schlein, nel pastone dell’opposizione.
Anzi, egli, da buon allievo di Pannella subisce volentieri la collocazione all’ultimo posto imposta dalle percentuali elettorali, e come un bravo tenore sfrutta sapientemente il finalino.
Ultimo viene Magi, ma non nell’efficacia dell’iperbole. Ad ascoltarlo sembra di leggere Achille Campanile e la surreale gara di matematica, dove a ogni numero iperbolico di un concorrente, l’altro rispondeva sempre: più uno.


