Post lungo. Una dichiarazione di voto e non solo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Post lungo. Una dichiarazione di voto e non solo.
Voterò NO al referendum costituzionale. Sono un amante della rappresentanza e, se potessi, ai parlamentari farei un monumento, perché bisogna pur impegnarsi a controbilanciare la spinta antipolitica e antiparlamentare che sorge dal basso e dall’alto come una tenaglia. Penso, inoltre, che non si riformi la Costituzione partendo dal taglio dei deputati e dei senatori ed esibendo solo impegni futuri. Io lo definirei un pessimo abbrivio, foriero di un altrettanto pessimo traguardo finale. Non capisco nemmeno chi dice: “tagliamo gli stipendi invece dei parlamentari”. Ma che si fanno le riforme costituzionali (ossia si tocca il ganglo vitale di ogni democrazia) tanto per risparmiare due soldi? Perché due soldi sarebbero (date un’occhiata alle cifre iperboliche che girano per il ricovery fund e nei DPCM e poi mi dite).
Penso, inoltre, che attorno a questo referendum orbitino motivazioni e intenti tattici che poco hanno a che vedere con il suo quesito. Ritengo normale, quasi inevitabile, che un referendum trascini con sé il dibattito politico largo (o viceversa) e possa essere utilizzato da taluni come un martello. Tanto più l’attuale, che calamita considerazioni anti-parlamentaristiche più che di tipo solidamente “costituzionale”. Stare al quesito, rispettarne il senso, insomma è complicato e difficile. Lo dimostra la facilità con cui alcune torme politiche hanno sostenuto il Sì quattro anni fa e ora si stracciano per il No. Io vedo più coerenza nel votare No a entrambi i referendum, invece. Magari sbaglio, magari non so cogliere le sfumature legislative e le argomentazioni in punta di diritto, ma se si tratta di impedire uno scempio o manovre politiche azzardate oppure monche, io non ho dubbi e scelgo di essere un conservatore tutta la vita.
C’è poi un punto, più politico, che magari è incongruo, però credo che vada dibattuto. In Italia è sorta una maggioranza 5stelle-sinistra del tutto inedita, imprevedibile dal punto di vista del renzismo e molto osteggiata dai padroni del vapore. Una maggioranza che ha funzionato con grande rabbia di lor signori e degli sguaiati abitatori della destra. È realistico pensare che si tenti il ribaltone utilizzando uno strumento improprio come un referendum costituzionale (ma tutto fa brodo eh!). È realistico pensare che si snaturi il quesito per due spicci di interessi politici di parte, magari per giungere al boccino dei fondi europei con un governo “amico”. Credo che non basterà che vinca il No per ottenere questo risultato, ma c’è chi ci sta pensando. È un argomento che non è sufficiente per spingere al Sì, ma che ha un suo senso nemmeno troppo recondito. Aprire gli occhi su questo tentativo non ha peso rilevante sulla scelta del voto referendario (tanto più che Renzi, per dire, ha dato libertà di voto al suo 2%, quindi ha comunque già vinto) ma è utilissimo per prepararsi agli scenari del dopo-voto, dove avremo senz’altro una recrudescenza del renzismo-sovranismo-bonomismo-gedismo, qualunque sia l’esito della battaglia tra sì e no.
Il mio invito, quindi, è stare al quesito, perché l’idea che possa essere brandito e sventolato in altra direzione come una bandiera strappata la trovo odiosa. Ma chiedo pure che si occhieggino le manovre in corso, e ci si prepari al dopo-voto, qualunque sia il suo esito. Viviamo la fase più difficile della storia della Repubblica, a mio parere, persino più buia di quella che dalla strategia della tensione condusse al terrorismo. Per di più non abbiamo un Moro e un Berlinguer a stringersi la mano, disegnando un patto per la Repubblica e per la democrazia. È per questo allarme che il No mi garantisce di più e meglio, al netto dei tanti tromboni che oggi inneggiano alla difesa della Costituzione, dopo aver tentato di violentarla in altre circostanze. Io non entro qui nei meriti tecnici, mi limito a considerazioni politico-morali. Cioè punto alle convinzioni forti, ideali, etiche, personali. Abbiamo un problema di egemonia, viviamo in un mondo politico dotato di una cornice etico-culturale che non ci appartiene, facciamo politica in salita. Se ci impegnassimo a riequilibrare il piano, forse le scelte politiche della sinistra sarebbero meno dolorose, più comprensibili e persino più avvincenti. Ma se restiamo a queste regole del gioco, se affrontiamo il ginepraio pensando che sia l’unica strada percorribile, allora siamo fritti. Comunque, ne riparleremo.
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