Chi inventò la parola “progressista” era sicuramente un piacione.
Perché progressista è una parola che ha la funzione e lo scopo di piacere a rutti, o almeno di non dispiacere a nessuno.
Conoscete qualcuno che si sia dichiarato regressista?
La settimana scorsa, mentre facevo la fila col mio carrello della spesa davanti ad una cassa, sono stato avvicinato da una funzionaria del supermercato.
Con l’aria della benefattrice disinteressata, dedita soltanto ad indicarmi la via della felicità, ha cercato di convincermi ad usare lo Scan Express. Avrei risparmiato tempo ed ottenuto anche delle riduzioni.
D’istinto le ho risposto: Signora, non insista, io vengo qua per fare la spesa, ma soprattutto per ricevere un bel sorriso dalla cassiera.
Mi ha guardato sprezzante, come fossi un retrogrado contrario al progresso, e indispettita si è allontanata.
La cassiera, che aveva sentito tutto, ha fatto finta di niente, ma quando mi ha consegnato lo scontrino non ha resistito…e mi ha fatto un bellissimo sorriso!
Inventare degli aggeggi per far licenziare le cassiere, sarà anche un progresso tecnico, ma non è anche un progresso umano, e quindi non mi interessa.
L’invenzione della ruota è stata un progresso tecnico ed umano, perché consente anche alle persone deboli e fragili di spingere il carrello…
Se davvero volessero farci risparmiare del tempo, potrebbero aumentare il numero delle casse ed assumere altre cassiere.
Progressista fa pendant con Riformista: sono diventati pane e ciccia.
Io non mi sono dimostrato progressista e neppure riformista.
Mi sono, però, sentito moderatamente comunista, ed è stata una sensazione bellissima.
Perché non esiste nessun progresso capace di giustificare la disperazione di una madre, che rientra a casa e comunica ai suoi bambini di essere stata licenziata.


