Ricordate quando Renzi per primo si assegnava l’ideona del governo giallorosso e lo ripeteva con lui tutta la stampa? Quando tutti si sbracciavano per indicare nel senatore di Rignano il genio che aveva indicato una inedita prospettiva al Paese, altrimenti rassegnato a un governo Salvini oppure a elezioni anticipate? Ok. Ricorderete anche che, prima di quel momento, Renzi aveva costruito sull’attacco frontale ai 5stelle tutta la propria retorica politica. Tal che i soliti commentatori avevano ancor più benedetto quella sua presunta scelta di dar vita al Conte 2, proprio per quel rovesciamento di giudizio, che lo investiva di una virtù churchilliana di statista che mancava invece, guarda un po’, alla sinistra (e come ti sbagli). Sapete bene, in verità, che fu proprio la sinistra a costruire la faticosa tessitura destinata ad avviare l’attuale esperienza di governo.
Bene. Oggi lo stesso immaginario statista toscano gioca a freccette con Palazzo Chigi, vituperando e minacciando di far cadere (stiamo ancora ridendo) l’esecutivo di cui pure si è assegnato il merito del parto. È in un vicolo cieco, capitelo, deve pur fare qualcosa per reagire alle difficoltà e convincere i suoi che sia proprio quella (il bluff) la mossa giusta. Non è un paradosso? O meglio una barzelletta? Penso anche a chi profetizzava che l’accordo tra sinistra e 5stelle avrebbe portato a un governo populista, al rafforzamento di Renzi, alla maggioranza assoluta di Salvini, alla pasokizzazione del PD e alla dispersione finale della sinistra, nonché alla risalita dei 5stelle con conseguente ri-scivolamento verso lo stesso Salvini. Ahò, è stato un bingo al contrario: non è successo nulla, ma proprio nulla di tutto questo: rien, nothing, nichts, nihil, voch’inch’, nishto. Che ne so, almeno una cosetta, anche piccola, uno sfrizzolo per pura consolazione dopo tanto profetizzare! Niente di niente. E si sa che il niente di niente non è mai un gran pregio da mostrare o farsi vanto. Anzi.


