Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Renziani dentro
“Da parte nostra c’è voglia di lanciare da Milano il laboratorio politico di tutti i riformisti rimasti nel PD”. Ha detto così al Corsera tale Gioele Leone, che pare fosse il segretario del circolo liberal-riformista “Pallacorda”. E che oggi è gloriosamente confluito in un super circolo riformista dei renziani rimasti nel PD assieme a un altro rassemblement iper riformista (“Meriti e Bisogni” fondato da Sergio Scarpelli), ospitando nella loro sede anche due altri circoli tematici (“riformisti” anch’essi: un brand insomma) che vantano tra gli iscritti Tommaso Nannicini, Irene Tinagli (sì, lei), Pietro Ichino.
Ripetono: “rimasti nel PD”, come a dire che ne sarebbero anche usciti, e che comunque il loro cuore pulsa all’esterno, tra i renziani doc, quelli che se ne sono andati via anche fisicamente. Cosa vogliono fare? Parlare a quelli a cui il PD non parla più, così spiegano. Voi pensereste ai precari, ai disoccupati, a chi vive di stenti, alle periferie, a chi non conta nulla per davvero. No, affatto. Non lo dicono, ma è chiaro che non sono queste le figure sociali di riferimento, piuttosto i riformisti pensano ai ceti che contano, all’imprenditoria, ai creativi, agli innovatori, ai “meritevoli”, ai “migliori”, a quelli sfregati dalla “burocrazia” e a chi beve gli spritz a conclusione di una giornata ultra “innovativa” – una giornata che Zingaretti e Bettini (autori di una “sbandata populista”, i soliti “comunisti” retrogradi!) se la sognano.
Cosa vogliono? La crescita e Draghi. Null’altro. E poi sono ultra felici della svolta lettiana nel PD, non vedevano l’ora. Una di loro, la Tinagli, una super riformista è persino diventata vicesegretaria del partito. Perché non sono andati in Italia Viva? Voi pensereste: per stare da renziani un piede in una scarpa e un piede in un’altra. Per giocare su due tavoli. No, invece. Hanno preferito il PD perché “ha più chance di realizzare l’agenda riformista di quante ne abbia un piccolo partito a carattere personale”. Sono così renziani che prendono cinicamente atto che Renzi si è accomodato in uno stanzino, quando sanno che ci vuole un attico con vista Piazza Duomo per fare le “riforme” che dicono loro. Mica sono scemi, sanno quanto è importante in politica il concetto di “massa critica”, e sanno che Renzi si è cacciato scioccamente in uno stanzino di Quarto Oggiaro, senza neanche una finestra sul cortile interno del palazzo. E poi chissà, magari ritornerà presto a casa e, nell’occasione, sacrificheranno il maiale più grasso e si daranno tutti tante pacche sulle spalle.
Vedete come stanno le cose? Vedete come il PD sia DAVVERO un gran casino? Vedete come dietro la Tinagli in segreteria non c’è il vuoto, ma un gruppo agguerrito di “riformisti” (come se gli altri fossero tutti dei trozkisti) che prende fiato, si unifica, e vorrebbe trasformare Milano in una specie di detonatore politico dei salotti e dei loft più cool? Guardate come Linkiesta plaude alla Tinagli. Andate a leggervi le reazioni alla nuova segreteria del PD. Ascani, Marcucci e Verducci gongolano. Il modo migliore per valutare un nuovo team è voltare le spalle al palco e andare a vedere come ha reagito la platea. E individuare chi applaude e chi fischia.
Io vedo tanti applausi da parte di quelli che avevano già applaudito alla fine del Conte II e che hanno tirato la volata a Draghi. E che oggi si preparano a riprendersi il partito a tempo debito, quando scatteranno le primarie, il cosiddetto “patrimonio genetico” del PD. Morto o vivo non importa, l’importante è soffiare questo partito e questa massa critica di elettori dalle grinfie di un governo coi 5stelle oppure da quelle degli ultimi sparuti ex PCI-PDS-DS rimasti ancora a galla in questa gigantesca palude politico-istituzionale che da MIlano vorrebbero bonificare.
PS, lo so, qualcuno penserà: sono quattro gatti sopravvalutati, chi se ne importa. Certo.


