Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Scene dall’Apocalisse. La muta di lupi alla caccia del bottino, mentre attorno ci sono i morti e il contagio è ancora nelle strade.
Lo spettacolo offerto dalla classe politica (o almeno da una parte consistente di essa) in questa fase ci preoccupa davvero molto. Non può essere questo il modo di affrontare la crisi sanitaria, quella sociale e le difficili prospettive future. Sembra che quelli che meno hanno capito la situazione e meno hanno rivisto i loro schemi, siano proprio gli stessi lanciati nottetempo all’assalto di Palazzo Chigi. La pandemia, la sofferenza, la sanità sotto pressione e le bare a certi individui sono scivolate indosso come la pioggia. Poi dice la Prima Repubblica. I massimi ideologi della Seconda (coloro per i quali il maggioritario è tutto e i partiti nulla) si comportano come se fossimo alla ricerca di un gabinetto balneare, di quelli che servono esclusivamente a gestire risorse, a mantenere il potere e a poc’altro. Dico di più: la dignità della Prima Repubblica non ha nulla a che fare con le svergognate scorribande di certi filibustieri della Seconda.
Tutto il parapiglia, sarete d’accordo con me, è scattato attorno ai 209 miliardi europei. Una cifra incommensurabile, difficile anche da immaginare per certi parvenu. Una cifra che ha fatto tornare la vista ai ciechi, comprese le aziende che pagano le tasse all’estero. A un certo punto sono tutti scattati come un sol’uomo alla caccia del bottino. E il colore politico non li ha distinti. Dico di più: se i soldi fossero stati di meno, anzi se non ci fossero stati proprio, forse, paradossalmente, sarebbe stato meglio. Avremmo contato sulle nostre forze, ci saremmo rimboccati le maniche, avremmo evitato la caccia all’uomo. I potentati sarebbero stati buoni buoni da una parte, i politici pokeristi avrebbero condotto la loro battaglia del 3% senza fare troppo casino, ci sarebbe stata meno bava alla bocca da parte di molti. Persino i giornali sarebbero stati alquanto più saggi, visto che gli affari per i loro editori e per i potentati di riferimento sarebbero stati scarsi. Niente soldi, e dunque nessun assalto alla diligenza a opera di certi furfanti.
Quei 209 miliardi, invece, chiariscono che, a conti fatti, la politica è davvero nulla, e che l’economia è invece tutto. Anzi: i soldi sono tutto e il resto è noia (direbbe Califano). Perché, se tanto mi dà tanto, questa caccia lanciata da un’orda famelica di lupi non porterà a nulla di buono. La task force (ossia un tentativo forte di mediazione tra decisori politici e gestori delle risorse e dei meccanismi procedurali) non andava bene. No. Al suo posto spunterà un comitato di ministri che deciderà la distribuzione della pecunia a questo o quello, di modo che il primo possa fare affari e il secondo catturare consenso aggratis, anzi maneggiando denaro pubblico. Mille rivoli che non si riuscirà nemmeno a spendere tutti, tanta è l’ingordigia scatenata dalla montagna di soldi caduta sullo stivale.
Sarebbe quasi da dire: riprendetevi i soldi e ridateci la democrazia, il senso di comunità, la politica in grande, un’etica pubblica, un senso nuovo della solidarietà, un sistema dei partiti che non sia surrogato dai guizzi di certi saltimbanchi toscani, una nuova dignità pubblica, un senso dell’interesse generale, un’attenzione sociale che nessun gruzzolo dilaniato dal branco potrebbe sostituire. È cominciato tutto con il virus, con la solidarietà e un nuovo senso della comunità; potrebbe concludersi tutto con la solita menata del “meno tasse per tutti”, della “sanità che è uno spreco”, dell’ “individuo che è tutto e la società niente”. Per di più dopo aver pagato un conto di 209 miliardi: perché si sa, i soldi veri vanno a questo o a quello, mentre i debiti sono di tutti, anzi di chi paga le tasse, coloro che i vincenti, ossia i servi di Lor Signori, chiamano “perdenti”. E ho detto tutto.


