L’uno marzo 1881 lo Zar Alessandro II fu ucciso da un gruppo di rivoluzionari a San Pietroburgo. I 5 colpevoli furono condannati a morte, ma l’ultima parola spettava al giovane Alessandro III appena asceso al trono. In base alla legge, solo lui aveva il potere di confermare la sentenza o concedere il perdono.
In quei giorni, due dei massimi esponenti della vita culturale russa rivolsero appelli al giovane sovrano perché fosse misericordioso con i condannati. Erano Vladimir Solovyev e Leone Tolstoy. Solovyev pronunciò una conferenza sul tema del perdono, dopo di che gli fu proibito di insegnare all’università. Scrisse allora allo Zar una lettera dal seguente contenuto.
“….Credendo che solo il potere spirituale della verità di Cristo può conquistare il potere del male e della distruzione che si sta manifestando ora in misura senza precedenti, credendo anche che la Nazione russa vive nello Spirito di Cristo, credendo infine che lo Zar di Russia è il rappresentante e l’espressione dello Spirito del popolo e il portatore delle migliori forze della Nazione, ho risolto confessare la mia fede pubblicamente. Alla fine della mia conferenza ho detto che lo Zar ha l’opportunità di manifestare il principio cristiano del perdono e compiere la suprema azione morale che esaltera’ la sua autorità a un livello mai raggiunto prima e consolidera’ il suo potere. Mostrando misericordia ai nemici della sua autorità, nonostante i sentimenti umani, i calcoli e le considerazioni di una saggezza terrena, lo Zar sarà elevato ad una altezza sovrumana e dimostrerà il divino significato della sua autorità. Egli mostrerà di essere investito dai più alti poteri spirituali del popolo russo, poiché non c’è nessuno nell’intera Nazione capace di fare di più per il suo futuro. “
Leone Tolstoy si diresse anche lui allo Zar con una lettera che riassumo. Citando i Vangeli, Tolstoy defini’ la più terribile tentazione l’intenzione dello Zar di autorizzare una nuova uccisione, guidato dagli interessi dello Stato. Mentre perdonare gli assassini avrebbe compiuto l’insegnamento cristiano di restituire il bene per il male. E aggiungeva: “Se non perdonate, se fate eseguire la sentenza, eliminerete pochi uomini tra un centinaio, ma il male genera sempre il male, e allora invece di averne 3 o 4 saranno 30 o 40, ed avrete perso per sempre quel momento unico che da solo è prezioso più di un secolo intero. Parlo del momento quando potreste scegliere di compiere la volontà di Dio oppure no. Ma potreste attraversare l’incrocio dove scegliere tra bene e male e quindi vincolarvi per sempre all’agenda del male…..Se invece voi perdonate, se restituite bene per il male, su centinaia di furfanti una ventina almeno si trasformeranno dal male in bene, e migliaia di cuori batteranno di gioia ed emozione alla visione dell’esempio che viene dal trono in un momento così terribile per un figlio che ha perso il padre. Se ripetete con Cristo ” Amate i vostri nemici”, io so quanto bene fluira’ sulla Russia con queste parole. Le verità di Cristo saranno allora vive nei cuori della gente….”.
Tolstoy esprimeva i sentimenti profetici che “….Rispondere il male col male, il sangue col sangue, non avrebbe portato mai alla vera pace, ma al contrario alla vendetta delle forze oscure, ovvero a nuovo male ed altro sangue, a una ruota insanguinata che gira e che sarà prima o poi la rovina della Russia cristiana…”. Per Tolstoy non è importante esiliare o distruggere i cospiratori ma combattere il loro lievito con un lievito differente. I loro ideali di libertà ed uguaglianza devono essere inclusi in un ideale più grande. Questo è l’amore, il perdono e la restituzione del bene a cambio del male. Una sola parola di perdono e amore pronunciata dal trono potrà combattere il male che incombe sulla Russia.
Non si può non essere colpiti dal tono profetico e dalla comprensione della debolezza morale che fu terreno fertile per gli eventi di pochi decenni dopo. Alessandro III non fu capace di innalzarsi all’altezza richiesta. Decretò che Solovyev fosse rimproverato e al Conte Tolstoy detto che non avrebbe perdonato gli assassini del padre.


