Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Voto utile: esporre la propria debolezza per trarne una forza? Mah.
“Il segretario del Pd Enrico Letta ha anticipato a LaPresse che, se il Pd dovesse vincere le elezioni, il premier Draghi avrà un ruolo nel futuro del Paese”. È un tweet di Ultimora.net. Serve a rassicurare i sostenitori dell’agenda Draghi. Quale ruolo? Chissà. Magari Presidente della Repubblica, o ministro dell’Economia. Poi si vedrà, intanto si dà enfasi al draghismo e all’agenda Draghi. Giorni addietro, invece, in un suo tweet, sempre Letta ha specificato che il suo partito sarebbe finalmente uscito dal blairismo (Toni Blair stesso nemmeno se lo ricorda più il blairismo), quello per cui il lavoro deve essere flessibile, precario, a chiamata, magari sottopagato, magari nemmeno pagato, magari paghi tu per lavorare che fa curriculum, soprattutto se si è giovani. Questo secondo tweet, invece è per coprire l’ala sinistra, dove il tema del lavoro e del disagio sociale è posto in massima evidenza. Oggi, sul “manifesto”, sempre Letta fa i suoi conti e dice che c’è un allarme democratico, perché la destra potrebbe stravincere. Dice che basterebbe un 4% in più al suo partito (in più rispetto a cosa?) per scongiurare il pericolo: 4%, mica una cifra chissacché, diamine. Una botta a destra, una a sinistra, e una manciata di voto utile: questa è la formula lettiana, questa è la campagna elettorale del PD, a parte le decine e decine di pagine di programma a fare da sfondo (ricordate le 200 pagine dell’Ulivo? Io no).
Va bene tutto, a questo punto, anche il giornalista di “Repubblica” che strappa con testardaggine una frase a Trump, e quello risponde che spera che “Giuseppe” faccia bene perché lo conosce ed è un bravo ragazzo (notiziona, cosa doveva dire a un giornalista italiano che lo sollecita in questo senso, che Conte merita di perdere perché è un boia?). A questo punto anche quello di Hilary alla Meloni sarebbe un endorsment, quando è chiaro che lei cercava di essere fondamentalmente gentile, nonostante la domanda fosse davvero provocatoria. Va bene a Letta anche l’utilizzazione delle parole della destra (ricordate “devianze”?), senza ricordare che con la destra non bisognerebbe non solo mai prendere un caffé (tipo al Meeting) ma nemmeno usare le sue parole. L’importante per il PD è portare a casa quel 4%, tenendo a sé sia i draghisti sia i giovani precari. I sondaggi però dicono altro, dicono che in questa fase a crescere sono 5stelle e Azione. Non a caso, direi, se la campagna elettorale è questa quotidiana manifestazione di debolezza politica e di clima da ultima spiaggia. L’elettorato lo capisce che sei debole, che ti affanni, che cerchi di restare a galla, e risponde coerentemente. Pensa invece se avessi indovinato le alleanze, adesso al tuo fianco ci sarebbe un gruppo politico con oltre il 10% dei voti, forte al sud, e pronto a staccare proprio al meridione i tagliandi all’uninominale che servono a fermare la destra. Tant’è che mi chiedo, ma se il rischio destra è così forte, e serve un 4% in più, non è che, al contrario, sarebbe il caso di sostenere i candidati del Movimento nei collegi uninominali meridionali, dove il partito di Conte, a sentire i sondaggi, è primo staccato? Pensateci. La verità è spesso al rovescio di come la si racconta. Soprattutto in campagna elettorale.


