Alfredo Morganti – 17 aprile 2016
“Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare #ciaone”. Così ha twittato intorno alle 15,30 Ernesto Carbone, un dirigente diciamo così del PD. Io lo trovo irrispettoso e irriguardoso verso chi ha deciso di votare, verso chi ha deciso di onorare il diritto (dovere) di voto. Alle 19 costoro erano già il 23,5% degli aventi diritto, grosso modo 12 milioni di persone. Non pochi direi. Anche perché stiamo parlando di persone che non hanno obbedito all’invito a boicottare il referendum fatto dal governo, e non hanno creduto che questo referendum fosse una ‘bufala’ come ha detto Renzi.
Il voto non è mai una bufala ma l’esercizio di un diritto. L’errore che compie Carbone e con lui il PD è quello di sottovalutare questi (alle 19) 12 milioni di italiani liberi. Siccome i piddini pensano che vincere sia tutto, che il successo sia tutto, che il perdente sia sempre uno sfigato, non riescono a capire che c’è una parte molto consistente di italiani che al Partito della Nazione non intendono iscriversi, al Patto del Nazareno non credono, degli annunci se ne fregano, di stare all’opposizione non si preoccupano. Andrebbero ringraziati, non sbeffeggiati, perché sono loro che stanno assicurando un significato a un diritto su cui si regge il complesso edificio della democrazia rappresentativa.
Il problema è che loro della rappresentanza se ne fregano, puntano tutto sull’esecutivo, e dunque non capiscono il senso di guardare con attenzione a chi attivamente intende partecipare anche col voto alle decisioni che si intraprendono nel Paese. Da domani quei milioni di persone staranno lì, sempre allo stesso posto e con le stesse aspirazioni di oggi. Anzi di più. Altro che #ciaone. Ciaone un corno. L’importante è partecipare, altro che. Senza partecipazione la democrazia è finita.


