Le categorie

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Le categorie

Una volta le categorie erano quelle di Aristotele, oggi sono quelle sociali. Da loro e per loro tutto dipende. Non ci sono più cittadini, né ceti, né classi, ma solo categorie. Per esse i presidenti di regione sono partiti alla carica dimentichi del colore politico (ad avercelo in certi casi) e di ogni genere di buon senso.

Le categorie sono i veri soggetti della fase due, tutto accade per loro, tutto si parametrizza per loro, persino il metro di distanza, che se insistono ancora un po’ diventa mezzo.

Ci chiediamo spesso quali effetti provochi una politica in crisi. Eccoli squadernati davanti a noi. Gli enti intermedi diventano sindacati territoriali e rappresentanti delle categorie locali più forti. La società si organizza attorno a interessi ristretti che si coagulano e fanno pressione verso il livello istituzionale più vicino. Chi fa politica diventa un semplice portavoce dei suoi potenziali elettori. Chi governa localmente perde di vista l’idea di responsabilità e si adagia nello scaricabarile. Il lamento dei vari Jole Santelli o Fontana diventa perenne, come un fastidioso sottofondo di mosche cocchiere.

La politica come ricerca del bene comune, come unità, come faticosa mediazione al rialzo, come tutela del più debole socialmente, perde di senso, svanisce, e tutto si riduce a un chiacchiericcio di interessi che i media fanno rimbombare nelle nostre orecchie senza ritegno. Che si muoia, che si soffra, che lo Stato abbia messo in campo risorse pazzesche per chi sta patendo più di tutti la crisi conta poco. Anzi non basta mai.

L’unica cosa che conta è scrivere documenti sotto la dettatura della categorie. Per le quali lo Stato è un bancomat, nulla più. E poi raccontare in giro che è così che si fa politica, difendendo ognuno il proprio orto di consensi. Trasformando la mediazione in pura trattativa.

Poi, certo, l’Italia si sbriciola, ma che importa. Tanto è comunque colpa del governo. Gli altri solo soli capaci di passare all’incasso, dicendo persino che è sempre troppo poco.

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