Macaluso: «Tutti riformisti? Nessuno se non c’è uguaglianza»

per Gabriella
Autore originale del testo: Daniela Preziosi
Fonte: Il Manifesto
Url fonte: http://ilmanifesto.info/tutti-riformisti-nessuno-se-non-ce-uguaglianza/

BELLA INTERVISTA. UN VECCHIO DESTRO COMUNISTA CHE DA UN PAIO DI SONORI SCHIAFFONI A TANTI GIOVINOTTI CHE COL LORO INCONCLUDENTE AMLETISMO HANNO FINITO PER DILAPIDARE UN PATRIMONIO DI IDEE, ORGANIZZAZIONE, MILITANZA. (Antonio Napoletano)

 Daniela Preziosi, il Manifesto 

Democrack. Lo storico sindacalista e dirigente del Pci: «La minoranza voti sì per disciplina, ma se vuole davvero essere sinistra si dia una prospettiva alternativa al partito della nazione»

Emanuele Macaluso,storico sindacalista e dirigente del Pci

Ema­nuele Maca­luso, l’ex mini­stro Sac­coni dice che il jobs act è un suc­cesso dei «rifor­mi­sti di destra e di sini­stra». A te, rifor­mi­sta di sini­stra da alcuni decenni, che impres­sione fa?

Intanto la bat­ta­glia sull’art.18 tutti l’hanno com­bat­tuta su un ter­reno d’immagine e di posi­zio­na­mento poli­tico. Una man­frina, insomma, che hanno fatto tutti: Renzi, Sac­coni, ma anche le mino­ranze Pd. I pro­blemi del paese sono seri e non ricon­du­ci­bili all’art.18.

Chi nel Pd non era d’accordo cosa avrebbe dovuto fare?

Il pro­blema della sini­stra, sia quella interna al Pd che quella — pic­cola — esterna, dovrebbe essere un altro: deli­neare una pro­spet­tiva alter­na­tiva a quella che pro­getta Renzi e il Pd. Invece fanno una bat­ta­glia di retro­guar­dia, fatta solo di no, senza un pro­getto poli­tico per dare bat­ta­glia all’interno del Pd. E dico all’interno per­ché per me fuori dal Pd oggi non c’è niente, pur­troppo. Un par­tito si chiama di sini­stra, labu­ri­sta o comu­ni­sta solo se ha il popolo. A quelli che hanno il 2 per cento dico: figli miei, vi rispetto ma vi con­si­dero un cir­colo cul­tu­rale, una testi­mo­nianza. Senza popolo non c’è socia­li­smo, non c’è comu­ni­smo e nean­che sini­stra. Il Pd di Renzi ha il popolo, ma Renzi, con l’art.18, vuole dare un segnale all’area moderata.

L’uso del ter­mine rifor­mi­smo nel Pd non è un po’ troppo disinvolto?

Che devo dire? Par­lare di alleanza fra di rifor­mi­smo di destra e di sini­stra è fuffa. Il rifor­mi­smo come lo penso io è quello che deter­mina una pro­spet­tiva politico-culturale, che oggi non vedo. Non per rifare il Pci, ma per fare una sini­stra del 2020, una sini­stra che abbia una qua­lità di progetto.

L’idea di espan­dersi nell’area mode­rata, idea che è di Renzi, si può chia­mare riformismo?

Par­tendo dalla sto­ria di que­sto ter­mine, io non posso chia­marla rifor­mi­smo. E non mi si risponda che rifo­mi­sta è chi fa le riforme. Le riforme sono quelle sociali, e infatti io le chiamo ’riforme socia­li­ste’, e cioè che abbiano una ten­denza all’uguaglianza. Que­ste sono le riforme rifor­mi­ste. Come diceva Bob­bio: la sini­stra è tale se tende all’uguaglianza. Per ora di certo ci sono solo le disuguaglianze.

Anche nelle riforme di que­sta sta­gione renziana?

Anche nelle riforme di que­sta stagione.

Ti con­vince l’idea di par­tito della nazione?

Per niente, nean­che capi­sco cosa signi­fica. Caso­mai si può par­lare di un par­tito ’per la nazione’, che guarda ai pro­blemi gene­rali del paese. Ma che vuol dire un par­tito di tutti? Un par­tito signi­fica una parte, non il tutto. Biso­gne­rebbe rispet­tare la lin­gua italiana.

Le riforme di Renzi non ten­dono all’uguaglianza?

Intanto ancora non le vedo. Anche la riforma sul lavoro — che tutti, gior­nali, tv, cre­tini e intel­li­genti deb­bano chia­marla jobs act è insop­por­ta­bile — si riu­scirà a capire quando ci saranno gli atti ese­cu­tivi. Per ora non si sa.

Nel Pd c’è chi voterà no.

E io non sono d’accordo. La sini­stra, se sta nel par­tito, deve avere una sua idea alter­na­tiva, e deve dire chia­ra­mente: voto sì per disci­plina. Un minimo di cen­tra­li­smo demo­cra­tico un par­tito deve averlo. Ma la sini­stra non si qua­li­fica con un con­ti­nuo ’voto o non voto’. Deve dire quale pro­spet­tiva vuole dare. Mi ango­scia vedere le imma­gini di Tor Sapienza, quelli che gri­dano sco­pri che sono ex com­pa­gni: non è gente cat­tiva, è gente diso­rien­tata, non c’è più nes­suno che fa una bat­ta­glia insieme a loro. E allora cosa vuole fare la sini­stra se non va a Tor Sapienza, o nelle fab­bri­che fra gli operai?

Vera­mente gli ope­rai, e i lavo­ra­tori, vanno in piazza con­tro Renzi. E Renzi attacca il sindacato.

Biso­gna rispet­tare il sin­da­cato, far­gli la guerra è un’altra scioc­chezza. Qual­che tempo fa mi hanno invi­tato al set­tan­ten­nale della firma del patto di unità sin­da­cale (il Patto di Roma del 4 giu­gno ’44, ndr), credo di essere rima­sto l’unico vivente fra chi ha fir­mato, io l’ho siglato in Sici­lia. E lì ho detto alla Camusso: il sin­da­cato deve avere un pro­getto nuovo, non gio­care di rimessa. Di Vit­to­rio fece il piano del lavoro, Tren­tin e Lama fecero cose straor­di­na­rie, pro­po­ste gene­rali che ave­vano una grande base politico-culturale. Le ho detto: ci vuole l’unità e una vostra idea di quale stato sociale volete oggi, nel 2014. Non lasciate gli altri il com­pito di fare pro­po­ste. Altri­menti i pap­pa­galli con­ti­nue­ranno a dire ’siete ancora al 900’. Anche se poi que­sti pap­pa­galli par­lano come se fos­sero nel 600.

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Ps Lanfranco Turci: “UNA INTERVISTA DEL MIO VECCHIO COMPAGNO MACALUSO CHE HA MANTENUTO UNA IDEA DI SINISTRA DEL RIFORMISMO, A DIFFERENZA DI TANTI GIOVANI EX MIGLIORISTI, OGGI AL SEGUITO DI RENZI, E ANCHE DI QUALCHE VECCHIO E AUTOREVOLISSIMO EX MIGLIORISTA…. “

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