Le uova degli operai e le cene con i ricchi. Come è cambiato il Pd

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Michele Prospero
Fonte: facebook/rassegna sindacale

di Michele Prospero – 21 novembre 2014

cena

Con le uova degli operai, che inattese cadono sulla sua macchina blindata, dice di poter fare le crepes. Con gli assegni dei signori per bene, che in Porsche accorrono alle cene eleganti di Milano e di Roma, invece finanzia il partito, rimasto senza iscritti e con le casse vuote. Scene di ordinaria metamorfosi della poco innocente ginnastica della rottamazione. Prima Renzi si fa largo, in nome del nuovo assoluto, travolgendo i vecchi apparati imbalsamati. E poi, dalle sedi di un potere ormai conquistato, si presenta esibendo il volto di una politica dal sapore antico, che si dispone succube ai desideri degli interessi dominanti.

Non è solo una questione di estetica kitsch quella che affiora nella passerella serale di tanti imprenditori, professionisti e finanzieri, molti con dichiarate simpatie per la destra. Emergono anche, nei volti agiati dei sostenitori del Pd, i segni di un cambiamento molto profondo. Forse strutturale. La norma fondamentale, quella che più di ogni altra racchiude il senso del sistema costituzionale italiano, è contenuta nell’articolo tre della Carta. Che recita: “è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.

Questo ambizioso progetto della Costituzione-valore (eguaglianza come compito critico e processuale, di per sé inesauribile, altro che retorica insulsa sulle opportunità!) suppone l’azione legislativa di un soggetto storico dalla fisionomia ben precisa: il partito di massa, con affinate sensibilità critiche verso le sempre nuove forme di esclusione geneticamente espresse dal capitalismo moderno. Senza un partito autonomo dai calcoli delle grandi potenze economiche e finanziarie, il disegno costituzionale, concepito nel segno della lotta alle diseguaglianze come peculiare identità dell’esperienza repubblicana, è però evanescente, infondato.

Un partito, come un sindacato, o una qualsiasi altra organizzazione collettiva, è anzitutto di chi lo sostiene e gli procura i mezzi indispensabili per la riproduzione finanziaria. Un partito senza più autonomia, che per vivere deve sollecitare gli assegni dei contribuenti più facoltosi, è difficile che possa operare nel solco programmatico dell’articolo tre della costituzione. Le immagini delle cene tra ricchi per racimolare i fondi necessari alla sopravvivenza del partito rivelano perciò qualcosa di epocale, e cioè che la costituzione-progetto è rimasta senza soggetto.

Per rispondere in forme del tutto demagogiche all’ondata antipolitica da molto tempo in corso, cioè concedendo alla folla mediaticamente aizzata  l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti come uno scalpo simbolico tanto agognato, il Pd ha in realtà mutato, con il suo profilo sociale, anche il verso materiale della costituzione. Ricostruiscono lo scenario della politica come un antico comitato d’affari della borghesia, e poi lo chiamano nuovismo.

Michele Prospero

padri

Articolo apparso sul settimanale della Cgil “Rassegna sindacale”

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