Tripoli bel suol d’amore

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Tommaso Di Francesco
Fonte: Il Manifesto
Url fonte: http://fondazionepintor.net/esteri/difrancesco/tripoli/

di Tommaso Di Francesco, 5 marzo 2015

 Ma come, non era Putin il nemico dell’Occidente, almeno subito dopo l’Is, avendo «invaso» l’Ucraina, insi­diato la «com­pat­tezza» Ue, assas­si­nato il «lea­der» dell’opposizione Nemtsov?

Tutto sem­bra accan­to­nato, pro­prio nel giorno in cui jet ita­liani hanno sor­vo­lato il Bal­tico, sono arri­vati cen­ti­naia di sol­dati Usa alla fron­tiera russa e la pace di Minsk resta sulla carta. Ma tant’è, Putin torna utile a com­bat­tere la nuova insi­dia rap­pre­sen­tata dallo Stato isla­mico, il sedi­mento ter­ro­ri­stico resi­duo di tutte le guerre occi­den­tali aperte in modo scel­le­rato in Medio Oriente da venti anni a que­sta parte. In par­ti­co­lare in Libia, dove gli inte­ressi stra­te­gici ener­ge­tici dell’Italia e quelli delle mul­ti­na­zio­nali del petro­lio, sono com­pro­messi dal con­flitto per bande che con­ti­nua dalla caduta di Ghed­dafi, da noi patro­ci­nata nel 2011 a suon di bom­bar­da­menti aerei della Nato, che alla fine hanno par­to­rito l’avanzata dello jiha­di­smo più estremo, dila­gando anche in Siria e in Iraq.

Allora anche Putin va sdo­ga­nato dall’angolo in cui lo abbiamo messo con la stra­te­gia irre­spon­sa­bile delle san­zioni diven­tate un boo­me­rang: è sem­pli­ce­mente stato can­cel­lato il gasdotto South Stream che era fon­da­men­tale per l’Italia. Tutto sull’altare di una ine­si­stente poli­tica estera dell’Italia e dell’Unione euro­pea, deman­data all’Alleanza Atlantica.

Pace fatta dun­que a est? Rive­dremo la disa­strosa pro­po­sta di asso­cia­zione all’Ue a Kiev del 2013? Che, dopo avere rifiu­tato il soste­gno finan­zia­rio, ha pre­teso un accordo con l’Ucraina a patto che rom­pesse con la Comu­nità degli stati indi­pen­denti, nono­stante gli inte­ressi sto­rici ed eco­no­mici di una parte signi­fi­ca­tiva e russa della stessa Ucraina? Niente di tutto que­sto. Nascon­dendo sotto il tap­peto le nostre respon­sa­bi­lità che hanno aiz­zato la rivolta iper­na­zio­na­li­sta anti-russa di Maj­dan e con­se­guen­te­mente quella filo-russa del Don­bass, adesso come se nulla fosse riu­niamo le forze occi­den­tali, sco­priamo che la Rus­sia è Europa, ricom­po­niamo una coa­li­zione cattolico-ortodossa (cro­ciata?) aprendo il fronte del Medi­ter­ra­neo insieme al gol­pi­sta egi­ziano Sisi. Così Renzi chiede a Putin di schie­rarsi «insieme con­tro il ter­ro­ri­smo, per­ché è deci­sivo il ruolo della Rus­sia», e Putin annun­cia: «Sì, appog­ge­remo la richie­sta ita­liana all’Onu». La guerra sarà una «mis­sione uma­ni­ta­ria», per­ché diremo di farla per i migranti che ricac­ciamo nei cimi­teri marini, vale a dire per tro­vare un altro Ghed­dafi che li tenga nei campi di con­cen­tra­mento; e «sotto egida Onu», in mace­rie dopo la nostra deva­sta­zione del diritto internazionale.

Tra Putin e Renzi — che non si muove senza l’avallo Usa -, risuona la can­zone di Gea della Gari­senda, come per la prima guerra ita­liana in Libia del 1911: «Tri­poli bel suol d’amore…».

 

da il manifesto del 6 marzo 2015

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1 commento

Luciano Navarro 9 Marzo 2015 - 18:29

renzi non e altro che un burattino di rothchild = troika= federal reserve = dittatura mondiale !

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