Le ricette di Renzi per la scuola

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti 15 maggio  2015

E così scopriamo, pian piano, che il comunicatore Renzi inciampa proprio sulla comunicazione. Che delibera il jobs act e la sfanga, ma poi prova a toccare la scuola e si scotta, sia a livello sociale, sia nei termini della sua ‘propaganda’. È come se il premier avesse messo a nudo, nel clip da due soldi che ha inscenato, la sua pochezza politica ancor più che comunicativa. Perché, se la politica si manifesta sotto specie comunicativa, allora un fallimento comunicativo testimonia inevitabilmente un fallimento politico. È vero, come ammette lui stesso, che ‘non l’ha spiegata bene’. Ma non l’ha spiegata bene perché il marcio stava sotto, nel contenuto stesso della spiegazione.

La ‘buona scuola’ è solo un farfugliamento di luoghi comuni che si scusano alle persone comuni, nel caso, ma non al presidente del consiglio (minuscolo). La verità è che non c’è più una lira sull’istruzione pubblica, a causa dei continui tagli, e allora le poche fiches rimaste si puntano sui ‘meriti’ degli insegnanti ‘meritevoli’, nell’intento di dividere il fronte, di schierare i ‘meritevoli’ contro i ‘fannulloni’. Minando la scuola pubblica alle basi. Ma in realtà ritenendo, nel profondo del cuore, che TUTTI gli insegnanti siano fannulloni, e debbano essere ridimensionati socialmente.

Nella lettera inviata loro, il premier esplicitamente dice che non tutti i docenti sono la buona scuola, come dire che c’è una parte di essi che deve essere emarginata, ridotta al minimo sindacale, privata di incentivi e di premi. Incentivando la competizione invece della collaborazione, la delazione invece della collegialità, la solitudine invece della solidarietà. Ovviamente, il premier nel suo limpido coraggio affida ai Sindaci-Presidi il compito di colpire con la mannaia, di governare dividendo la comunità scolastica, di porre gli operatori scolastici l’uno contro l’altro. Missione riuscita? Non pare proprio.

Perché? Perché la scuola è collegialità, ed è diversa da come Renzi e la Giannini la pensano. E reagisce, producendo la prima vera reazione sociale al renzismo dopo mesi di sogni (incubi) a occhi aperti, conformismo e teste piegate. La scuola italiana è in crisi ma è sana, è stata ridotta quasi in povertà, è stata svalorizzata da risorse che non arrivano più come prima, ma c’è. Ha battuto un colpo. Reagisce. Hanno piegato o quasi il mondo del lavoro e l’opinione pubblica col jobs act, ma con la scuola non ci sono ancora riusciti. La scuola pubblica oggi ha più risorse culturali, morali e umane di soldi in bilancio. Evidentemente la ricchezza non è tutto.

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