di Alfredo Morganti – 11 aprile 2016
Adesso l’Italicum fa paura
Ma come? L’Italicum non era da considerarsi ‘la’ soluzione al problema della governabilità? E il proporzionale non era da ritenersi il peggiore dei mali? E la vocazione maggioritaria, quella che non vuole alleanze ma punta tutto sul partito ‘contenitore’, non andava considerato il vero punto di svolta nella cultura politica della sinistra? Pare di no, proprio di no, se è vero che oscure nubi si addensano sul futuro del PD, minacciato, secondo i sondaggi, dalla vittoria al ballottaggio dei cinque stelle. Pensate: le volpi del Nazareno decidono di cucirsi indosso una legge su misura, quasi sartoriale, per stravincere con la maggioranza assoluta e incassare il massimo dal minimo. Forzano il parlamento, inanellano voti di fiducia pur di approvarlo. E invece potrebbero trovarsi all’opposizione, senza nemmeno uno straccio di seggio parlamentare da rilasciare ai tanti cui era stato promesso in cambio di fedeltà e servigi. Così va il mondo, verrebbe da dire. Se non fosse per l’effetto tragicomico della vicenda.
Ha ragione Folli a dire che adesso l’Italicum andrebbe cambiato, magari con il premio alla coalizione, oppure riducendo quello maggioritario, oppure garantendo qualche briciolo di proporzionale, oppure con i collegi uninominali. E invece come si possono cambiare i connotati del proprio ‘figlio’ prediletto, del proprio ‘campione’, senza mostrare i segni della sconfitta ancor prima che cada una scheda nell’urna? L’Italicum è diventato adesso “un drammatico salto nel buio”, “un errore politico”, “appare invecchiato precocemente” (sempre Folli su ‘Repubblica’). Come meravigliarsene, visto che le leggi elettorali ormai nascono sull’onda del calcolo immediato, quali strumenti per assicurare potere, e vengono progettate del tutto immerse nel clima politico istantaneo? L’Italicum non sorge per garantire una maggioranza equa, una rappresentazione efficace ma veritiera dell’elettorato, ma per nominare un vincitore, per eleggere il padrone, per garantire la governabilità mediante la superfetazione architettonica della maggioranza. La quale risulterà composta, visti i meccanismi in gioco, da poche decina di deputati ‘senior’ e da centinaia di peones destinati all’anonimato e alla fedeltà dei voti di fiducia.
Se volevano ‘disintermediare’ e bypassare il Parlamento agendo meramente sui meccanismi elettivi, be’, ci sarebbero persino riusciti, se non fosse che il congegno gli sta adesso scoppiando in mano. Va a finire che nel PD dovranno sperare persino nella Corte Costituzionale, che dovrà esaminare la legittimità del provvedimento. Alla fine sarà meglio un Consultellum di risulta, che perdere pesantemente coi cinque stelle. Tanto qualche straccio di alleato per governare alla bene e meglio si trova sempre, magari allestendo un nuovo Patto del Nazareno in versione governativa, oppure un gabinetto del premier, un ‘chi ci sta ci sta’, un sotto a chi tocca, un esecutivo balneare, un governo tecnico, di mandato, di compari di merenda, oppure un semplice arraffa poltrone. Tutto “purché consegnare il Paese ai 5 stelle”! Come no. Alla faccia della vocazione maggioritaria, ovviamente.



