di Luigi Altea – 10 giugno 2016
Mai avrei immaginato che la notizia di Silvio Berlusconi, che dovrà sottoporsi a un delicato intervento chirurgico al cuore, pur nel migliore degli ospedali, mi avrebbe provocato tanta emozione.
A chi è capitato di addossarsi, anche solo per un’ora, il pianto di un sofferente, o a chi ha vissuto un’esperienza simile, è impossibile non condividere l’angoscia di chi sta per entrare in quel tunnel buio, benché con ottime possibilità di uscirne indenne.
La vita riserva, a volte, delle bizzarre sorprese.
Si passano decenni ad aspettare e ad auspicare la caduta rovinosa di un potente, pericoloso e nocivo, per poi scoprire, di fronte alla sua immagine devastata dal male e corrosa dal tempo, che la carne del povero e la carne del ricco sono unite in un intreccio così forte, da arrivare fino ad una inaspettata e umanissima condivisione di ansie e di paure.
Chissà, forse la differenza di classe sociale, la sproporzione di mezzi, l’incomparabile celebrità del chirurgo, e l’eccellenza della qualità del bisturi, non annullano e non attenuano la comune appartenenza alla stessa umanità.
E non riducono il senso della vita a una formula che misuri soltanto le distanze, che pesi le capacità, evidenzi le disparità, quantifichi i poteri.
Se le cose misteriose e ultime della vita sono identiche per qualsiasi essere umano, a me sembra che anche le cose penultime ci ritrovano tutti, potenti e umili, impantanati nello stesso terreno melmoso, più o meno ingombro delle macerie della vita personale di ognuno…
In ogni caso, chi anela alla giustizia e all’uguaglianza desidera pane, salute e pace per sé e per gli altri, desidera amore e felicità per sé e per il mondo intero.
Questo vuol dire, essenzialmente, essere comunisti, dott. Silvio Berlusconi. I comunisti italiani sono stati educati a non augurare la malattia, il dolore e la morte a nessuno.
E questa è la ragione più che sufficiente per augurarle, sinceramente, senza rimpianti ma senza rancore, una pronta guarigione!


