di Alfredo Morganti – 10 giu8gno 2016
Partirei dalle parole del Presidente della Repubblica: “L’Italia sta gradualmente ripartendo”, dice, ma “è cruciale la ripresa degli investimenti produttivi”. Ricordate i fondali di cartapesta messi da Berlusconi a Pratica di Mare per un meeting internazionale? Ecco. Gli sgravi fiscali, le decontribuzioni e i bonus sono l’attuale fondale di cartapesta. Messo lì per nascondere la realtà vera, per impedire che la si inquadri. Il consenso viene prima di tutto, e la realtà se difficile va sempre nascosta. La realtà vuole investimenti produttivi, politiche strutturali (come spiega Mattarella) mentre la cartapesta è un costosissimo palliativo, che forse produce i dati Istat sul lavoro di questi giorni (dati provvisori, temporanei, traballanti in assenza di misure vere), ma che mette in scena una commedia che non può durare a lungo (e che forse deve durare lo spazio di una elezione o di un plebiscito costituzionale).
Ma vediamoli questi dati Istat sul lavoro. Oltre le cifre roboanti (che poi tanto roboanti non sono, visto che parliamo di un tasso di occupazione che, nell’arco di un anno, cresce in tutto dello 0,8%, + 242.000 addetti), ci sono le magagne strutturali. Ad esempio che “il mercato del lavoro sembra andare meglio della produzione” (Ferdinando Giugliano oggi su Repubblica), perché il PIL cresce meno delle ore lavorate. Oppure che la crescita dell’occupazione riguarda soprattutto gli over 50 (+4,6%) a causa della ‘gabbia’ imposta dalla Legge Fornero, mentre crolla tra i 35-49enni e cresce modestamente tra i più giovani, 50.000 in più. Ma il dato significativo è il raffronto con il 2015. Ebbene, spiega il Fatto Quotidiano che “la variazione rispetto all’ultimo trimestre del 2015 è quasi nulla: il mercato del lavoro è rimasto pressoché fermo. Il tasso di occupazione è salito dello 0,1%, gli inattivi sono scesi dello 0,1%. Invariato, invece, il valore relativo alla disoccupazione”.
Che cosa è accaduto insomma? C’è stata una corsa ad accaparrarsi gli sgravi e le decontribuzioni, che non ha prodotto un corrispondente aumento del PIL, e nemmeno un altrettanto significativo incremento occupazionale tra i lavoratori con meno di 50 anni. Nel frattempo siamo ancora alla ricerca di un piano investimenti serio, mentre fioccano i bonus e le regalìe. La pioggia di sgravi, inoltre (e come poteva non essere?), non ha diminuito le diseguaglianze e gli squilibri, “a cominciare da quello tra Centro-Nord e Sud e tra donne e uomini” (Repubblica). Anzi, le ha certificate. Per dire, i 242.000 addetti in più sono per il 75% uomini e solo per il 25% donne. Il tasso di disoccupazione scende al Centro dell’1,4%, al Nord dello 0,9%, al Sud appena dello 0,4%. Vuol dire che l’Italia si divide e si allontana ancora di più. Eccola la cartapesta dei numeri che nasconde la crisi strutturale del Paese, verso la quale non si sta facendo nulla di più delle chiacchiere, degli annunci e delle esortazioni. Eppure sarebbe bastato convogliare le risorse dei bonus verso obiettivi strutturali. Quasi banale dirlo. Ma si sa, i bonus e le scarpe destre consentono di passare all’incasso elettorale subito, gli investimenti invece non li vede nessuno. E tutto si riduce a riverniciare con qualche zero virgola una barca di cartapesta sempre più precaria.


