Con la scusa della crisi. Il neo-liberismo e lo Stato costituzionale

per Gabriella
Autore originale del testo: Antonello Ciervo
Fonte: www.costituzionalismo.it
Url fonte: http://www.costituzionalismo.it/articoli/540/

di Antonello Ciervo

Con la scusa della crisi. Il neo-liberismo e le trasformazioni dello Stato costituzionale. Riflessioni a partire da due recenti volumi di Pierre Dardot e Christian Laval

Nel corso dell’ultimo decennio, il dibattito scientifico italiano ed europeo ha incominciato a prestare grande attenzione ad un nuovo oggetto di studio, il neo-liberismo, inteso in un’accezione ampia, non soltanto quindi come teoria economica, ma anche come attività di governo concretizzatasi in una serie di decisioni politico-istituzionali, da parte della quasi totalità dei Governi europei, all’indomani del crollo del muro di Berlino. I saggi e le monografie dedicati a questa particolare teoria – e all’analisi delle riforme politico-istituzionali ad essa ispirate – si sono moltiplicati in maniera esponenziale, soprattutto con lo scoppio della crisi economica causata dalla diffusione, nei mercati finanziari globali, dei cc. dd. “titoli sub-prime”.
I volumi apparsi sugli scaffali delle librerie e delle biblioteche, in molte lingue e a firma di studiosi di formazione diversa, sono ormai difficili da catalogare e chi volesse provare, oggi, a stilare una bibliografia esaustiva in questo ambito di studi, correrebbe il rischio di rimettere continuamente mano al proprio lavoro, in quanto si troverebbe di fronte una vera e propria fatica (intellettuale) di Sisifo.
Agli studi degli economisti, che hanno messo in evidenza il ritorno dello “Stato minimo” e delle teorie economiche liberali fiorite alla fine del XIX secolo – seppur riviste ed aggiornate alla luce degli sviluppi del capitalismo globale contemporaneo –, si sono immediatamente sovrapposti i lavori di sociologi e politologi, che hanno scandagliato a fondo gli effetti istituzionali delle politiche di matrice neo-liberista, adottate in Europa e in tutto il continente americano a partire dagli anni Ottanta del XX secolo, in particolare da Ronald Reagan negliStati Uniti, e da Margaret Thatcher, prima, oltre che da Tony Blair, dopo, in Gran Bretagna.
Da ultimo, la svolta “ordoliberale” dell’Unione Europa – quanto meno a partire dalla formulazione dei cc. dd. “Parametri di Maastricht”, fino all’adozione della moneta unica e alle più recenti politiche di austerity, in concomitanza con la crisi economica del 2007/2008 –, ha spinto una parte della dottrina a focalizzare la propria attenzione sulle ricadute istituzionali delle teorie economiche neo-liberiste anche nel “Vecchio continente”.
Sommario: 1. “Più Stato, più mercato”: l’irresistibile ascesa del neo-liberismo; 2.Requiem for a dream: dal “Welfare State” allo “Stato neo-liberale” –; 3. La costituzionalizzazione del pareggio di bilancio come primo passo verso la nascita dello “Stato neo-liberale” –; 4. “Precarizzare il precarizzabile”: la dimensione costituzionale del lavoro ai tempi del neo-liberismo –; 5. Osservazioni conclusive: la solitudine del cittadino nello “Stato neo-liberale”. 
 
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