Fonte: La Stampa
Il 66% degli italiani boccia la manovra. A destra i leghisti sono i più delusi
Sui giudizi pesano il caro vita, il potere d’acquisto eroso e le liste d’attesa nella sanità pubblica
di Alessandra Ghisleri – Ogni autunno, puntuale come le foglie che cadono, arriva la manovra economica e, ogni volta altrettanto puntuale, si ripete la stessa scena: il governo la presenta come “equilibrata”, “responsabile”, “utile per la crescita”, mentre la maggioranza degli italiani la accoglie con un misto di diffidenza e rassegnazione. Dietro le cifre e i tecnicismi, la percezione comune è sempre la stessa: la paura di non ricevere nulla, di non vedere cambiamenti reali nella propria vita quotidiana. È come se si fosse sedimentata nel Paese una certezza amara: al di là dei proclami e degli slogan, poco o nulla cambierà o, forse, ci sarà l’aumento del costo delle sigarette e delle accise dei carburanti –sponsorizzate dietro il richiamo alla salute-.
Soltanto il 17% degli intervistati giudica le misure della manovra adeguate, una percentuale che sale quasi al 40% tra gli elettori di Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre più tiepido l’entusiasmo tra i sostenitori della Lega, dove appena il 20,5% ritiene la manovra realmente allineata ai bisogni del Paese. Tra aspettative e realtà, la distanza percepita cresce. Nelle previsioni degli italiani, infatti, prevale il pessimismo: il 42,1% ritiene che la manovra avrà un impatto negativo o nullo sulla propria vita quotidiana.
Più ottimisti appaiono, come prevedibile, gli elettori di Forza Italia (60,7%) e di Fratelli d’Italia (68,5%), che esprimono un giudizio positivo sulle misure adottate. Più incerti, invece, gli elettori della Lega, dove il quadro si frammenta: poco più di un quarto valuta positivamente la manovra (27,2%), ancora uno su quattro la boccia apertamente (25), mentre il 47,8% preferisce non esprimere un giudizio, oscillando tra cautela e incertezza.
Ciò che emerge dalle dichiarazioni dei cittadini intervistati è che ci si abitua ad aspettare: una visita medica, una busta paga “adeguata”, una promessa politica che si traduca in realtà… L’attesa è diventata la condizione ordinaria di un Paese che da anni vive in sospensione. È vero, la manovra vale 18 miliardi di euro e rispetta i paletti europei: i conti, come si dice, sono in ordine; tuttavia, per i cittadini questo equilibrio non basta più. Quando il salario non regge il passo del costo della vita e ogni spesa quotidiana diventa un calcolo, la contabilità corretta non riesce a tradursi in fiducia. Ogni manovra, prima ancora di essere economica, è un test di fiducia, tuttavia in un Paese dove la fiducia è stata logorata da anni di promesse mancate, anche le misure più razionali rischiano di cadere nel vuoto.
Forse proprio qui sta il punto: l’Italia non ha bisogno solo di conti in ordine, ma di scelte che tornino a “mettere le mani” nella realtà: sul lavoro, sui servizi, sulle vite delle persone…, perché alla fine, una manovra economica non si giudica dalle cifre che contiene, ma dai cambiamenti che produce. La verità è che gli italiani non chiedono miracoli, ma segnali concreti.
In un momento in cui i salari reali restano inchiodati e il costo della vita continua a correre, l’impressione diffusa è che la politica -tutta- parli un linguaggio diverso da quello delle famiglie e dei lavoratori. Forse è proprio questa la distanza più difficile da colmare: quella tra la fiducia promessa e quella perduta, perché una manovra può essere tecnicamente impeccabile, ma se non riesce a restituire speranza e prospettiva, rischia di restare solo un esercizio contabile.


