Avec le temps, Léo Ferré e Cenerentola

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 20 dicembre 2016

“Col tempo, col tempo tutto se ne va
Ti dimentichi il viso ti dimentichi la voce e il cuore quando non batte più
Non vale la pena di andare a cercar lontano
Bisogna lasciar perdere e va bene così
Col tempo …
Col tempo tutto se ne va”.

Sono le parole di ‘Avec le temps’ di Léo Ferré. Un brano struggente, che racconto come il tempo porti via tutto con sé, anche l’amore, nonché il consenso politico, potremmo aggiungere. Oggi Massimo Franco sul Corriere sintetizza così il concetto che ci preme: “La preoccupazione è che un allungamento della legislatura riapra i giochi interni”. Interni al PD, ma più in generale riponga pian piano l’ex premier in una sorta di dimenticatoio, dal quale sarebbe difficile far valere le proprie prerogative e le proprie soverchie ambizioni. Ecco perché elezioni subito, strepitano un po’ tutti a partire dalla maggioranza piddina. Elezioni con Italicum, senza Italicum, col Mattarellum, con il proporzionale puro, impuro e andrebbe bene persino una mano di asso pigliatutto oppure il sorteggio. A Renzi serve una bella campagna elettorale, ‘sta a rota’ di comizi, come si dice a Roma. Finita una ne deve subito cominciare un’altra, sennò come scatta la sua revanche, come sbolle la rabbia, come può mostrarsi nella sola veste che conosce, ossia quella di imbonitore di bonus e dispensatore di magnifiche sorti?

I neopolitici vivono in un mondo 2.0. Dove il governo è subordinato al successo personale, dove lo studio viene dopo (e magari anche mai) rispetto alla rabbiosa polemica quotidiana, la tattica ben prima della strategia, il presente anni luce prima del passato e del futuro (pur costantemente e inutilmente evocato). E dove soprattutto la realtà è un fastidioso ostacolo sulla via della propaganda. C’è l’idea che l’uomo ‘nuovo’ abbia sempre ragione non perché l’abbia davvero (frega poco la verifica concreta delle proprie idee) ma perché si tratta di un ottimo argomento questo (essere nel giusto, rivendicare la propria giustezza) per andare in tv a chiedere voti e insultare gli avversari, meglio se interni. L’uomo nuovo è ‘giusto’ e viene sempre prima di un diluvio possibile. O dell’Apocalisse. Deve dimostrare che lui è l’unica roccia su cui edificare il Paese. E pensate che guaio se Gentiloni in poche settimane, invece di perdersi in bonus, imbroccasse (anche per mera e sfacciata fortuna) un paio di iniziative di successo. Sarebbe una disgrazia per l’ex premier, il quale (forse persino superstizioso) teme in cuor suo che ciò possa avvenire, e allora vorrebbe staccare la spina di Palazzo Chigi al più presto possibile. A scanso di equivoci.

Al voto, dunque, al voto! Come un lavacro, come la guerra igiene del mondo del futuristi. Uno scontro tra maschi alfa, una battaglia d’Inghilterra, un remake di ‘Tora Tora Tora’. La politica con altri mezzi, insomma, quelli del tatticismo e del testosterone profuso a dosi massicce. Che è poi un modo per non ritornare di nuovo outsider, per non piombare di colpo dalla State Dinner a un fast food, quasi senza accorgersene. Ricordate Cenerentola? I neopolitici temono la fine dell’incantesimo, la mezzanotte, la carrozza che torna zucca, i cavalli topini, il bell’abito una veste cinerea. Sentono i primi rintocchi dell’orologio, e allora: ‘al voto, al voto’, alla ricerca della fata madrina, di qualche altro 40%, di un nuovo colpo di bacchetta magica e di un altro giro di ballo a Palazzo, tra ori e stucchi. Sarebbe bello! Ma la realtà, dicevamo, quella dei 160 milioni di voucher previsti a fine anno, è ben più dura dell’atmosfera Disney, dei bonus, delle frattaglie di propaganda somministrata a iosa in questi tre grigissimi anni. E poi Cenerentola era Cenerentola davvero, era una predestinata, c’era una scarpina di cristallo di mezzo, il principe azzurro era sulla sua strada, impossibile non incontrarlo. Qui no, qui è un’altra storia. Non c’è stato alcun vero prodigio, né miracolosa scintilla, ma solo un’illusione ottica, che già scompare e ci riporta i fatti, la realtà quotidiana, “le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei” come direbbe Leopardi. Ci riporta a una crisi da affrontare senza paraventi e post-verità d’accatto. Con umiltà, semplicità e forza, e passione. Roba vera insomma. Con la storia che fa giustizia. Avec le temps, appunto.

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