Una razza in estinzione

per fiore di salvo

di Fiore, 19 marzo 2017

La danno per estinta, ma non è vero. Dopo il fallimento dell’esperimento cinese volto a conservarne qualche esemplare negli zoo si è deciso che non ce ne fossero più, dato il loro caparbio rifiuto di riprodursi in cattività.

Ma inquietanti notizie, non confermate da alcuna fonte ufficiale, iniziano a circolare: esiste ancora un comunista!

Pare sia tal Giuseppe Bottazzi da Brescello che, ibernato in una botte di lambrusco a -200°C, veniva ogni tanto scongelato allo scopo di ritrarlo sulle cartoline recanti la didascalia: saluti da Brescello.

Mercato florido alimentato dagli amanti del vintage che acquistano le cartoline per poi farsi il selfie con la cartolina accanto al volto e im-postarlo, ma senza francobollo.

Ebbene, pare che durante l’ultimo scongelamento si sia verificato un increscioso incidente. Era già fuori dalla botte e in posa per la foto quando, dalla radio lasciata imprudentemente accesa nella cantina, ha sentito la frase: terra, casa e lavoro per tutti! Immediatamente gli si è gonfiato il petto e ha levato in alto il braccio col pugno chiuso mentre un lacrimone gli scivolava giù per la guancia. I presenti, colti da notevole imbarazzo, hanno iniziato a tossicchiare e simulando urgenti impegni si sono dileguati dopo aver spento la radio.

Nella cantina era rimasto solo quel rompicoglioni di Camillo, il figlio crestato e uozzappante del titolare che non si trattenne:

«Ma cosa piangi, scemo? Quello che hai sentito era il Papa».

«Ah, ci risiamo! La reazione catto-clericale che rialza la testa e prova a fregare il proletariato con i soliti sistemi.  C’at vègna un canchèr, anche il tuo omonimo mi faceva di questi scherzi da prete, ma il trasformismo non è mai passato, e mai passerà. Le masse lavoratrici sanno bene chi ascoltare!».

«Guarda Peppone, non per darti un dispiacere, ma le cose sono cambiate un tantino».

«Cosa ne vuoi sapere tu? Ora telefono al Partito. Dov’è il telefono? ah eccolo, ma che fine ha fatto il disco?».

«Non c’è più il disco, devi premere i numeri, e neanche il Partito».

«Ora ti faccio vedere io, ti faccio vedere».

Il numero chiamato è inesistente, e anche il Bottegone. Si consiglia di lasciar perdere.

«Visto? Se vuoi te lo do io il numero».

«Molla!».

Benvenuti sulla linea del PD, se volete acquistare gli ottimi titoli delle nostre banche o di quelle dei nostri amici digitate 1, se volete abbonarvi a “Parla con Matteo” digitate 2, se volete protestare contro la politica del governo o la linea del partito digitate π .

«Ma cos’è il pi greco? E il PD? E chi è sto Matteo? E cosa c’entrano le banche?».

«Facciamo una cosa, se mi firmi la delega per ritirare la pensione alla Posta, alzo il termostato del lambrusco e ti lascio la radio accesa, così ti rispondi da solo».

«Va bene, ma la delega te la farò dopo, quando sarà il momento di passare all’azione e mi farai uscire di qui. Me non mi freghi, me, bòia d’un mànnd lèder ».

«Come vuoi».

E così Peppone capì abbastanza per decidere che una sola cosa fosse assolutamente necessaria: far saltare in aria la Leopolda.

L’evasione avvenne di notte, Camillo lo accompagnò per un tratto mentre sotto i portici si sentiva parlare in calabrese.

«Bene, l’internazionalismo proletario almeno nel mio paesello ha trionfato!».

«Lascia stare, Peppone. Quando eri sindaco tu, quelli li avresti presi a fucilate».

Arrivarono all’argine maestro e lì Peppone dissotterrò quanto gli serviva, poi prese la strada dell’Appennino. Il resto Camillo lo rivendette ai calabresi.

Sapeva dove andare, i compagni della cascina del Tasso non lo avrebbero lasciato solo. Ci arrivò all’alba e vide un cartello: agriturismo “Il Tasso”, piscina, sauna, solarium, gite a cavallo (a richiesta anche di notte). Capì che lì non c’era niente da fare, entrò in cucina e consumò l’esproprio proletario di due salami e una pagnotta.

Ora vaga per le montagne, in cerca del valico che lo conduca alla sua meta. Nel frattempo lo stanno cercando, hanno provato con i cani ma i segugi appena fiutano la traccia di lambrusco cadono a terra e iniziano ad abbaiare sguaiatamente “Bella ciao”. Non possono diffondere la sua immagine perché non esiste foto in cui non sia ritratto con la falce e il martello e i comunisti, si sa, sono estinti.

Hanno diramato la sommaria descrizione di un pazzo pericoloso e probabilmente armato: vecchio, tarchiato, baffuto e olezzante di lambrusco.

Ma lui non è così perché nella fantasia ho l’immagine sua, gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli…

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3 commenti

fiore 19 Marzo 2017 - 19:39

Ho pubblicato questo mio raccontino nella sezione “Politica” perché non sapevo dove metterlo. Non so se sia il posto giusto. Non faccio il commentatore politico, parlo per racconti e ne ho ancora. Forse qualcuno mi spiegherà dove metterli, spero.

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Gian Franco Ferraris 19 Marzo 2017 - 23:08

aspettiamo altri racconti con palpitazione. Puoi pubblicarli nella rubrica che preferisci: cultura, cose dell’altro mondo, racconti per l’estate, gli impubblicabili…o politica, società… Grazie

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fiore 20 Marzo 2017 - 8:12

Grazie per la risposta. Il motivo ispiratore di questi racconti è il ricordo, ma il messaggio è piuttosto: ricordiamoci da dove veniamo, riscopriamo i valori che dovrebbero connotare l’agire politico e che ormai sembrano irrimediabilmente persi. Oggi pubblicherò un racconto, “La cultura borghese fa acqua” che forse potrà causare qualche mal di pancia. Ma è una piccola storia delle tante tra le cui righe si può rintracciare un peccato originale o originario. Nasce tutto da lì.

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