La monnezza umana. Le responsabilità della politica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 11 maggio 2017

Roma per la politica italiana, per i media, per l’opinione pubblica, nei pareri sparsi della gente è solo ‘monnezza’. Certo, bisognerebbe capire se sia più ‘monnezza’ quella che è in strada, oppure quella che si cosparge ogni giorno mediaticamente sull’Urbe per finalità di potere, di consenso, di scontro paraelettorale permanente. Un Paese che butta in discarica la propria Capitale per interessi di bottega (questo è) non merita la Città Eterna, diciamolo. Hanno la testa nei cassonetti, cianciano di ‘decoro’, comunicano al mondo un’immagine di Roma deturpata, ignobile, da discarica al solo fine di specularci sopra qualche punto in percentuale. Sono così concentrati sulle ‘cose’, sui rifiuti, sulle cartacce e sulle buste, che gli uomini bulimici di potere sembrano non vedere nemmeno più le persone in carne e ossa. Gli anonimi, i disagiati, i sofferenti, la massa promiscua di poveri, le folle dickensiane che vivono ai margini della città, in quartieri stracolmi di paura, disagio e intolleranza. E che spesso si fanno la guerra tra loro. Le classi dirigenti, le élite, i vertici della piramide non vedono gli “invisibili”, come li chiama Augias oggi su ‘Repubblica’, non vedono più la disumanità che si addensa. Preferiscono le cene eleganti, il glamour, i commensali potenti. Non si piegano più sulla sofferenza vera: lo fanno le parrocchie, certo, le associazioni, i volontari, ma sembra che ciò non meriti attenzione o menzione, e soprattutto sembra che non riguardi il potere, non preoccupi gli individui che puntano agli scranni che contano. Si semina odio, così, con un linguaggio di attacco sfrontato all’avversario, lasciando intuire che si lavora per ‘asfaltarlo’, per cancellarlo, cacciarlo via, per vincere, trasformando la politica (che è altissima mediazione, non guerra) in scontro aperto, in lotta tra maschi alfa E ci si meraviglia che questo odio poi trabocchi e serpeggi nella società, la nutra nell’animo e armi finanche la mano di un qualche sicario subumano (come lo definisce Mattarella) che brucia gli inermi.

Ieri tre bambine ‘invisibili’ sono morte nella sincera pietà di pochi. D’altronde erano ‘altre’, erano diverse, erano sporche. Hanno pagato pegno a una società che sta dando le dimissioni da se stessa, e si sta trasformando in un’accozzaglia di individui animati solo da interessi personali, chiusi, talvolta meschini. Una società impaurita, insicura ed egoista, che cerca l’identico, esclude l’altro, e poi si meraviglia quando scopre che il solo vero identico a sé è il Sé, e null’altro. Finendo per implodersi indosso. Questa strada porta in un vicolo cieco. Anzi, siamo già in un vicolo cieco. Alla politica si chiede, allora, di mutare paradigmi e guardarsi attorno. Smettere la battaglia sulla monnezza, smettere di bruciare Roma per trarne punti nei sondaggi, smettere di giocare questo gioco pericoloso – e avviare invece la battaglia della povertà e dell’inclusione, della sicurezza sociale e della formazione culturale. Non retoricamente, ma nei fatti. Dobbiamo inquadrare gli esseri umani, non le cose. Mettere a fuoco i viventi, non i gadget che oggi produciamo a bizzeffe e che affollano le nostre vite. Non raccontare che la ‘vittoria’ è tutto, che i ‘perdenti’ sono degli ‘sfigati’, ma che la ‘forza’ semmai è quel che conta davvero, e che essa va ‘misurata’ per trovare le soluzioni assieme, anche nel confronto duro, ma nel rispetto reciproco. C’è una precisa responsabilità nella politica. Che è sì quella di fornire, tra l’altro, sicurezza e serenità ai cittadini. Ma che, prima ancora, è quella di lavorare alla coesione sociale, alla partecipazione e allo sviluppo della democrazia (non c’è sicurezza senza cura sociale!). Facendo in modo che l’altro, pur restando altro, dialoghi con noi e cessino i pregiudizi e le paure diffuse. Anche in nome, adesso, delle tre bambine arse vive a Centocelle.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.