di Alfredo Morganti – 22 maggio 2017
Hai voglia a dire contenuti, idee, principi, organizzazioni. Per quanto questo sia il mantra di molta sinistra, poi alla fine non si sfugge al destino. E il destino è quest’epoca, l’epoca della personalizzazione della politica, e della sua estrema riduzione agli individui, in special modo ai leader. Anche la sinistra, anche le sue frange più avvedute, brillanti, più giovani non sfuggono al fato. Ogni evento, ogni passaggio è segnato dalla polemica sulle persone, sulle loro qualità, sulla loro ‘vecchiezza’, sulla loro ‘impotenza’ o ‘radicalità’. Non che le persone non siano importanti, è che sono importanti anche i collettivi, dove si giocano ruoli diversi e tutti appaiono, chi più chi meno, rilevanti.
Così capita che tutto possa ridursi alla rappresentazione di ‘vecchi’ dirigenti moderati ormai fuori fase che pretendono di dare la linea a chi sa essere più attuale o aderente alla fase, da una parte. E ‘rivoluzionari di professione’ a vocazione minoritaria, gente da 3% dall’altra. E che questo possa bastare a fornire l’affresco di un evento invece più complesso e articolato. In fondo, pensateci bene, che cosa è la ‘rottamazione’ renziana? Semplicemente la radicale estremizzazione di questo focus sulle persone invece che sulle idee. Come si costruisce un collettivo? Discutendo di idee. Come si distrugge un collettivo? Discutendo di persone.
Un partito, pur in embrione, è comunque un’organizzazione impersonale, ricolma di umanità più che di singoli individui, calda di passioni più che di simpatie o rancori verso questo o quello. Funziona per empatia non per risentimento. Un partito si arricchisce delle note stonate così come di quelle abusate. Dà forza ai più giovani proprio perché hanno l’opportunità di confrontarsi con i più maturi ed esperti. È stracolmo di umanità al punto che è pieno anche di persone che non ci piacciono e ci sembrano fuori posto. Non esiste zavorra in un partito, e la cosa più bella è imparare cose da chi non lo avresti mai sospettato. Si vive di diversità, di incomprensioni, di differenze, di altri. E in politica questo è ancora più vero.



1 commento
Ottimo, Alfredo!