di Luigi Altea, 31 maggio 2017
A noi comunisti, un po’ più grandi di lui, piaceva molto Emanuele Fiano, un ragazzone enorme, e tuttavia delicato e sensibile.
Dopo ogni provocazione fascista, dopo ogni attentato ad un diritto civile, era sempre il primo a reagire con dichiarazioni ferme e intelligenti, e ad intervenire con la sua straripante mole fisica.
Sembrava volesse dimostrare, anche attraverso la stazza, che la democrazia e la civiltà, in lui potevano trovare sempre un baluardo insormontabile.
E noi eravamo fieri di lui, e fiduciosi che la sinistra milanese sarebbe finita in buone mani.
Perché Fiano è una persona di grande qualità, e d’indubbio spessore, oltre che molto creativo e imprevedibile.
Ancora, ad esempio, non si sa perché decise, improvvisamente, di trasferirsi in Israele, per fare il falegname in un kibbutz della Galilea.
E neanche perché, dopo appena un anno, abbandonò pialla, sega e punteruolo, per rientrare in Italia e fare l’architetto a Milano.
Chissà perché preferì la professione a tanto antico mestiere.
Forse per un eccesso di modestia.
Per non oscurare la fama di un antichissimo falegname galileo, di nome Giuseppe.
O forse perché sentiva che la politica è la sua vera passione, il terreno su cui sa dare il meglio di sé.
Mi dispiace davvero costatare come, col tempo, poco alla volta, Emanuele Fiano si sia sempre più radicalizzato nel renzismo fondamentalista.
E mi ha rattristato vederlo correre verso la ministra Boschi, ad ogni suo scocchiare di dita, per ricevere disposizioni e ordini perentori da costei.
Di Renzi, del suo giglio, del suo governo, della sua segreteria e della sua propaggine gentilionesca, Fiano ha sempre difeso e continua a difendere tutto.
E’ diventato il relatore privilegiato delle leggi renziane, la punta di sfondamento contro le resistenze al volere del capo.
Fiano è la dimostrazione di come il renzismo abbia nidificato anche tra i rami più giovani e rigogliosi della sinistra.
E purtroppo non si intravede ancora nessuno capace di rompere le uova.



1 commento
Senza una cesura, una frattura EVIDENTE rispetto all’offerta politica
della casta, non si può fare alcuna frittata, non può nascere nulla che risesca a crescere fino a
diventare influente.
Ce lo racconta la storia degli ultimi
lustri nei quali ogni tentativo di lanciare una nuova entità politica,
ha prodotto qualcosa che non è andato oltre una stentata sopravvivenza, a
parte appunto il M5S, in virtù del suo strappo,
della sua frattura consumata con un reiterato “vaffa”, unica voce
conosciuta del programma (e della cultura) del m5s nel 2013, che ha
fatto piovere nella sua urna qualcosa come 8,5 milioni di voti! Mentre è
cresciuto costantemente l’astensionismo, che ha fatto mantenere %
bugiarde ai partiti consolidati, ma con sempre minor numero di voti.
Credo davvero che per sperare di ottenere un successo significativo,
qualunque forma e nome voglia prendere la Sinistra prossima ventura,
debba essere già DIVERSA nel proporsi, non solo con Persone che non
profumino di casta, e penso al mondo della cultura (Rodotà, Settis,
Zagrebelsky, Carlin Petrini, Chiara Saraceno, il magistrato Caselli e
assimilabili, magari ripristinando il gruppi parlamentari della Sinistra
Indipendete, ricordate?), ma anche nel modo, per sfuggire alla solita
tradizione della campagna elettorale combattuta a suon di labili
promesse e programmi storicamente di assai incerta realizzazione, a cui
l’elettorato non vuol più credere.
Se ci faremo trascinare in
quel solito rito stucchevole, saremo persi, perchè la Sinistra, agli
occhi appannati di quella Cittadinanza indotta ad un marcato regresso
culturale, ha consumato ogni credibilità ben di più dell’altra
politica, proprio perchè dalla Sinistra si pretende sempre un maggior
rigore. E il rancore giustamente e universalmente diffuso, può essere il
fulcro funzionale di una leva per un cambiamento più affidabile e
credibile di un vaffa e degli uomini e snc del M5S. Salvo i futuri nomi
dei candidati al loro eventuale governo: se saranno ECCELLENTI le uova alla casta saranno frantumate.
Paolo Barbieri