Armiamoci e partite!

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

di Luigi Altea, 01 giugno 2017

Ero a Milano il 20 Maggio, il giorno della bella manifestazione contro i muri e in favore dell’accoglienza dei migranti.

Non ho potuto prendervi parte, ma alcuni miei familiari che vi hanno partecipato mi hanno raccontato delle scene belle e commoventi.

E’ stata una grande manifestazione, con un bellissimo e coloratissimo corteo.

Sto per scrivere qualcosa di sgradevole, e lo faccio con non poco imbarazzo.

Io credo che prima di gridare che dobbiamo accogliere tutti…bisognerebbe avere qualche minimo requisito.

Ad esempio quello di aver ospitato a casa nostra un immigrato, almeno per un giorno, fosse anche per consumare un solo pasto. E per guardarlo in faccia, ascoltare la sua storia, cercare di capire le sue ansie e le sue speranze.

Oppure aver avuto la “debolezza” di lasciar scalfire la nostra indifferenza quando ci vengono incontro e cercano d’incrociare il nostro sguardo.

O quando resistono al nostro evidente fastidio e ci tendono la mano, mentre ostentiamo la voglia di ignorarli, girando la testa da un’altra parte…

Io non ho tutti questi requisiti.

E mi piace pensare che i centomila del corteo li avessero tutti, o almeno qualcuno.

So per certo, tuttavia, che i “ personaggi” più fotografati durante la manifestazione, un immigrato vero non lo hanno mai visto da vicino…

Non lo hanno mai avuto come dirimpettaio sullo stesso pianerottolo, o come vicino di caseggiato, e neppure di quartiere.

Ecco, io credo che specialmente loro non avevano il diritto di partecipare al corteo, e di pronunciare discorsi del genere “armiamoci e partite”.

Vivendo in una periferia povera di Milano, so anche per certo, invece, che c’è chi con gli immigrati ha una quotidiana prossimità fisica.

Non è l’Italia che accoglie i migranti!

Non è Renzi, o Gentiloni o il PD che accolgono la marea di esseri umani disperati.

Sono le classi popolari dei quartieri poveri e disagiati che praticano l’accoglienza, socialmente e moralmente.

E ne pagano il prezzo quotidiano.

Senza salire sul palco e senza pronunciare comizi.

 

 

 

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