Riprendiamoci la politica

per Emanuele Cherchi
Autore originale del testo: Emanuele Cherchi

di Emanuele Cherchi, 25 luglio 2017

A fine anni ‘70 di fronte all’uscita del segretario del PCI (Berlinguer) a favore dell’austerità ci fu chi rispose “riprendiamoci la vita”, nel senso che la vita non poteva essere solo lavoro ma anche divertimento. Potrei divagare ricordando che Lama quando apparve questo slogan aveva già accettato (insieme alle controparti Cisl e Uil) gli accordi dell’Eur che significavano sacrifici per i lavoratori e sudditanza degli stessi verso il potere politico ed economico…

Ma parlavo della fondamentale questione del riappropriarci dei luoghi della politica (e il sindacato è uno di questi) e della necessità di farlo insieme…

Insieme è una bella parola ma come tutte perde di significato: Pisapia fa l’appello a ricostruire il centrosinistra “insieme”, va alla festa dell’Unità e si abbraccia “insieme” alla Boschi, bisogna ricostituire dice l’Ulivo “insieme “ al PD a direzione renziana…

Insomma una bella parola che il nostro nemico di classe, il borghese (al massimo radical chic) Giuliano Pisapia usa contro di noi… ma noi la useremo contro di lui perché formeremo un agglomerato di sinistra alternativo al PD, al nuovo ulivo (di destra anche lui come il precedente) e in grado di non ripetere gli errori dei nostri predecessori.

Per far questo bisogna che ci sia un ricambio che porti un’identità fra base e vertice con l’esclusione dalle liste dei dirigenti più sputtanati della vecchia stagione politica che ha visto la sinistra fare solo da portatrice d’acqua ad un albero che strozzava nei suoi rami i diritti e impediva di nidificare nuove identità. Mi riferisco ai vari D’Alema e Bersani, che credendosi dei novelli Camillo Benso di Cavour hanno combinato un connubio fra ciò che restava di un nobile partito e soggetti trasformistici  per sfondare al centro ma in realtà perdendo l’identità.

In alcuni suoi interventi di tanto tempo fa per legittimare questo connubbio D’Alema si rifaceva al rapporto di Togliatti e Berlinguer con la DC, o potremmo dire noi anche al più tardo rapporto fra Turati e Giolitti.

Secondo D’Alema i leader del PCI dopo la svolta di Salerno hanno sempre cercato di riproporre il patto tripartito fra le forze popolari legittimate dalla resistenza e dalle urne a governare “insieme” mediante un compromesso che negli anni ‘70 verrà definito storico. Secondo baffino la linea dell’alternativa popolare esisteva solo in quanto non si riusciva a superare l’esclusione del PCI dall’area del governo e Togliatti e Berlinguer sono i padri del suo centro sinistra.

Se è così li dovremmo escludere dal nostro pantheon in quanto soggetti con una mentalità organica alle classi sfruttatrici.

Qualche errore questi politici li hanno fatti, Togliatti è famoso per la sua doppiezza e Berlinguer ha impiegato tre anni ad allontanarsi dall’abbraccio con la DC, ma nessuno dei due avrebbe svenduto il patrimonio ideale di milioni di italiani per diventare subalterni alla destra, per un posto da premier o da ministro.

Alla festa del PD Pisapia non abbraccia il popolo ma un ministro discusso e discutile e lo stesso fanno nei suoi confronti gli esponenti di Mdp.

Tocca a noi rimboccarci le maniche e partendo da Possibile, Sinistra Italiana, i comitati della Falcone e Montanari, da Rifondazione Comunista creare un soggetto veramente “altro” perché i veri problemi non si risolvono devolvendo le decisioni in mano ad “aristocrazia” politica mediocre e subalterna.

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