di Alfredo Morganti – 15 agosto 2017
Oggi i giornali raccontano quale inferno tocchi ai migranti prima di varcare la linea del Mediterraneo, e poi dopo, quando vi sono rigettati. Non si tratta solo di quello da cui fuggono (guerre, fame, disagio sociale), ma di quello che vivono come tali, come esseri umani in fuga, che si somma alle condizioni di vita normali, e che li rende viepiù vittime tra le vittime. Per la sinistra, per una buona parte di essa, tutta la complessità anche storica delle migrazioni si riduce in fondo a garantire la nostra sicurezza. Come se quella fiumana di donne e uomini ne fossero i veri attentatori. Lasciamo stare le cifre, che indicano tutt’altro che una invasione come vogliono farci credere. Il punto vero è capire se degli esseri inermi, preda della criminalità, delle autorità corrotte, oggetto di traffici, di compravendita, di deportazione in campi di raccolta dove circola la scabbia, capri espiatori anche per i politici europei che ne ricavano consenso elettorale spiccio e che sull’odio costruiscono fortune politiche, il punto è capire se questi stessi esseri possano davvero attentare i nostri confini, attaccare la sicurezza sociale, rivoltare le nostre basi di convivenza, incombere sugli status sociali del nostro ceto medio ben altrimenti minacciato da banche e capitale finanziario in questi anni di crisi.
Le nazioni sono storia e civiltà sinché non diventano sacche rigonfie di odio e di risentimento, pronte dunque a fare patti con i potenti e a scagliarsi inevitabilmente sugli ultimi. Non è vero che vogliamo aiutarli a casa loro, l’unica cosa che si ha in mente di fare è tappare quella falla da dove arrivano i neri e i poveri, senza arte né parte, e che sono più poveri dei nostri più poveri. In questo intento sono d’accordo in molti, trasversalmente. Nulla più. E non vi sembra cieco e insensato? Alzare i muri contro i più deboli produce cultura, non è solo un gesto così, inverecondo tra gli altri. Convince tutti che sia giusto sollevare le barricate, che sia giusto e doveroso ignorarli, decidere che non è un nostro problema, e farli affondare, perché in fondo se la sono cercata e comunque la colpa è degli scafisti, i ‘trafficanti di carne umana’, come si dice, e poco importa che vi siano interessi larghi e inestricabili. A dimostrazione di ciò, abbiamo costretto le ONG a ritirarsi, a non intervenire. Prima ancora le avevano chiesto di schierarsi. Con noi o con gli scafisti, è stato scritto. Quando sappiamo che in qualunque teatro mondiale, laddove esse operano, la prima regola è proprio la neutralità, per garantire fiducia tra le popolazioni ed efficacia negli interventi umanitari.
La crisi europea non è nei conti che non tornano, nei bilanci che scricchiolano, nei populismi che serpeggiano. La vera crisi è umanitaria, non economica, e si esprime in una sorta di anaffettività pubblica, di tara emotiva, di sensibilità amputata, per cui tolti i conti non resta più niente, se non la necessità di mantenere il comando politico e di farlo con ogni mezzo possibile. E la cosa peggiore è che qui, in questa palude di disumanità diffusa, davvero destra e sinistra sembrano essere la stessa cosa. Confondendosi tra loro, scambiando parole d’ordine, mischiando i toni e i rancori in un guazzabuglio che lascia stupefatti e disarmati. Vallo a spiegare ai giovani, poi, che non è così.


