di Alfredo Morganti – 24 agosto 2017
Oggi Paolo Mieli sul Corriere ci spiega come il vistoso calo di sbarchi sulle coste italiane, antecedente persino alle misure intraprese da Minniti sulle Ong, sia dovuto al ruolo nuovo giocato dalla Guardia Costiera libica nel fare da ‘muro all’ondata migratoria, e alla lotta intrapresa contro i ‘trafficanti’, isolati anche (parrebbe) dai 13 Capitribù libici. Una soluzione ‘pratica’ del dramma che sconvolge il Mediterraneo, tutta giocata sulla sicurezza, l’ordine pubblico e i tecnicismi militari e amministrativi. Mieli dice che si tratta di battersi contro i trafficanti, che sarebbe questa la vera chiave, e che i risultati di questa strategia sarebbero immediatamente visibili in termini statistici, come poi risulterebbe dai dati a nostra disposizione.
Mieli non menziona nemmeno le cause delle ondate migratorie, forse ritiene che sia possibile annullare in termini ‘tecnici’ e amministrativi la montagna di ragioni che spinge qui masse di donne e uomini, capaci di rischiare la morte in mare o nei campi di raccolta pur di vivere una vita migliore. No, perché se così fosse, se bastasse un po’ di efficienza tecnica, di accordi tra governi, di invettive contro i trafficanti, ad allontanare la minaccia, a ridurre i ‘numeri’, a farci sentire più ‘sicuri, non dovrebbe importarci granché nemmeno di ‘aiutarli a casa loro’, come ci esorta invero il capo del PD. Perché sprecare risorse, fare piani, trattare coi governi, se chiudere il Mediterraneo ai disgraziati grazie alla Guardia Costiera libica è la soluzione migliore, più efficiente, il ‘mezzo’ più pulito, rapido, efficace di essere ‘padroni in casa nostra’? Ridurre questioni epocali a materia di editoriali giornalistici e a chiacchiera elettorale è specialità tutta nostra. Pensare le vittime in termini di ‘numeri’ ė troppo sciocco per essere vero. Concepire il mondo come cortile di casa propria è davvero roba di destra.


