di Luigi Altea – 26 agosto 2017
“Aiutiamoli a casa loro”, se depurata dalla connotazione dispregiativa e razzista, non sarebbe una cattiva espressione…
E rappresenterebbe, anzi, un programma, tanto lodevole quanto necessario e urgente.
Lo dico da vecchio immigrato, pensando a quanto mi avrebbe fatto piacere essere aiutato a casa mia…
Oh…come avrei voluto “giocarmela alla pari” con i figli del farmacista, del sindaco, del notaio e del prete!
E invece trovai disponibilità d’aiuto soltanto a casa loro: in Germania, in Belgio, in Svizzera e a Milano.
Scelsi Milano, per sentirmi un po’ meno all’estero.
Mi è andata benino, e sono grato ai soccorritori, ma quanta fatica e quanta sofferenza!
L’espressione “aiutiamoli a casa loro”, imbrattata dalla volgarità leghista, è diventata giustamente impronunciabile.
Si potrebbe però sostituirla con “restituiamo il maltolto a domicilio”.
Le moltitudini in marcia verso i confini dell’Occidente, cos’altro fanno se non tentare di andare a riprendersi, almeno in piccolissima parte, quanto è stato loro sottratto con l’inganno e con la violenza?
Tutto l’Occidente, e in particolare i Paesi responsabili dello schiavismo, dell’imperialismo, del colonialismo e del capitalismo rapace, dovrebbero, e comunque prima o poi dovranno, mettersi in testa che il maltolto va restituito…
Se non sarà restituito i defraudati…verranno a riprenderselo, perché non potranno rassegnarsi a portare per sempre il fardello di una situazione creata da altri.
A nulla servirà cercare di fermare con verbosi proclami solidaristici, la legittima “opera di riconquista” dei diseredati,
La solidarietà, parola laica dietro la quale si cela spesso la caritatevole elemosina, non basta.
Non basta più!
Ci vuole la PARTECIPAZIONE.
La solidarietà è associata all’emergenza, ad uno stato improvviso di necessità.
La partecipazione, invece, è un progetto di lunga lena, un programma la cui data di scadenza…coincide con la restituzione totale del maltolto.
Naturalmente non se ne farà nulla.
Per farlo ci vorrebbe pathos, passione…nel duplice senso.
Bisognerebbe essere capaci di appassionarsi e allo stesso tempo di soffrire per realizzare partecipazione, e con essa creare libertà e giustizia…
Purtroppo, invece, la maschera di febbrile attivismo, che a fatica nasconde il vero volto burocratico e cinico del ministro di polizia, ci annuncia solo altri manganelli.
Ci eravamo lasciati dicendo che “oggi gli immigrati sono l’incendio che divampa”…
Ci ha pensato il governo a cercare di spegnerlo con gli idranti…
E oggi piove…sui volti silvani, sulle mani ignude, sui vestimenti leggeri.
Piove sul bagnato della povera gente inzuppata di disperazione.
E piove sulla favola bella (di conquistare Palazzo Chigi) che ieri t’illuse e che oggi t’illude, o Minniti!


