Sinistra: notte prima degli esami. Reset

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 3 dicembre 2017

E giunge infine il momento, dopo tanti metaforici svolazzamenti, di svelare l’identikit concreto del Camelloporco’, o quantomeno l’empatia di cui il suo organismo si alimenta. Chi sono coloro che si raduneranno domani all’Eur e coi quali sarò presente, ahimè, solo in spirito avendomi un destino cinico e baro recluso in una gabbia ? Certo tre formazioni politiche di recente costituzione, tutte residuate dalla decomposizione del Pd e di Sel, e in esse e all’intorno sottogruppi i più diversi assieme alle più varie componenti socio-demografiche. Sotto il grande cappello di uno smagliante Alberto Lupo. Ma il nucleo centrale e il centro motore di questa variegata popolazione è costituito da una unica generazione politica.

Intendendo qui, per generazione politica, non tanto l’appartenenza a una comune coorte anagrafico-politica, ma, più espressivamente, tutti coloro che si sono generati, per poi dividersi, disperdersi, sdoppiarsi, anche passando attraverso mutazioni, corrompimenti, occasionali ricongiungimenti, mal sortite riconfigurazioni, ma anche arricchimenti – sino a configurare una lunga diaspora – nel decorso critico della cultura comunista. Quella specifica cultura politica che si sviluppa criticamente, in via transitoria, sul calco dell’esperienza del comunismo italiano. Intendendo qui per cultura politica, più generalmente, non uno specifico indirizzo ideologico e/o politico, ma un più composito insieme di elementi e sfumature: linguistici, valoriali, concettuali, metodologici, sentimentali e psicologici. Una cultura politica con incorporata la consapevolezza della crisi e della conseguente ricerca di un approdo. Da un punto di vista strettamente socio-demografico questa generazione è composta di tutte le gradazioni degli over quarantenni, cioè delle persone la cui prima socializzazione politica è avvenuta entro gli anni ’90, in via diretta o mediata. Anche per le corti più giovani infatti (gli attuali quaranta-cinquantenni, cioè le persone che toccano ora il fiore dell’età) è decisivo avere vissuto l’infanzia e la prima giovinezza avendo una percezione esistenziale dell’ambiente Pci e delle sue vicissitudini terminali nel contesto sociale concreto a cavallo dei ’70 e degli ’80 (il sè politico primordiale infatti si forma molto precocemente).

Dopo un quasi trentennio di tentativi, non tutti negativi e meritevoli di una critica distruttiva, le circostanze storiche e il decorso della diaspora ci hanno riportati lì. Nel punto in cui era il Pds. [E del resto per quanto tutto sia cambiato e la vicenda del Pd abbia qualcosa di incommensurabilmente grottesco, la crisi socio-politica attuale ha qualcosa che ricorda quelli anni], Per ricominciare. Fra i venti e gli ottanta, tutti abbiamo quarantanni. Una generazione politica di splendidi e vigorosi quarantenni. Con una mission impossible. Come fu alle origini: salvare la democrazia realizzare l’eguaglianza sociale.

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