Quelli che scambiano l’opposizione per un cinematografo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 11 maggio 2018

Oggi Pier Luigi Battista scrive un editoriale esemplare sul Corsera. Duole dirlo, ma è così. Giustamente pone all’indice gli atteggiamenti di chi interpreta l’opposizione come sedersi al bordo del fiume in attesa che passi il cadavere del nemico. Saggezza cinese, che in democrazia però non vale nulla. Battista spiega, invece, che stare all’opposizione è una durissima responsabilità, perché vuol dire proporre soluzioni alternative a quelle che si criticano del governo. Non godersi lo spettacolo di una crisi, nella speranza che i consensi ritornino subito, come per magia. Come se la disfatta, è sempre Battista a dirlo, fosse stata solo un incidente di percorso che, con un efficace colpo di comunicazione o grazie alle disgrazie altrui, sia possibile riassorbire immediatamente e ripartire poi coi bonus oppure con l’antipolitica a go-go.

Aggiungo che proprio il maggioritario ha indotto nelle forze politiche questa idea. Il maggioritario straccione di questo Paese, fatto di incitamento alla vittoria, di metafore calcistiche e di governo pensato come ‘comando’ puro, con il ‘perdente’ messo a bagnomaria in curva a gufare. Il sistema che fa ‘vincere’, che dà l’illusione della conquista del potere svincolata da ogni limite ‘sin dalla domenica sera’ (illusione, lo abbiamo visto), che disabitua alla responsabilità politica e che spinge a una opposizione ‘spettacolare’, mediatica, apocalittica, che brucia tutto e dipinge come nere tutte le vacche al pascolo. E, soprattutto, non spinge a suggerire ‘soluzioni’ alternative, a proporre una prassi diversa da quella di chi governa, ma rende semplici e goliardici spettatori di platea, incapaci dell’assunzione di alcuna responsabilità (‘sono loro che hanno vinto, ora devono governare, io resto a guardare e faccio il tifo contro’).

Una logica maggioritaria applicata per abitudine culturale, per pigrizia intellettuale, per convenienza politica e con esiti perniciosi, persino al tempo odierno del Rosatellum, un quasi proporzionale dove nessuno ‘vince’ e dove il supposto perdente ha raccolto comunque una percentuale più alta di quella di uno dei due vincenti. Oggi assistiamo, peraltro, anche a questo curioso spettacolo: da una parte, chi ha votato da sinistra 5stelle per ‘cambiare’, adesso è apocalitticamente terrorizzato degli esiti di destra con la Lega (dico io: ma come? non ve la aspettavate una soluzione così? era molto probabile in realtà!); dall’altra, chi prima delle elezioni tratteggiava in termini apocalittici un governo Lega/5stelle oggi invece lo invoca per sedersi comodamente all’opposizione con tanto di generi di conforto. Vi pare un bello spettacolo, un show che valga la pena di vedere? Non vi dà l’impressione di un certo stordimento dell’intelligenza collettiva, incapace ormai di cogliere il dato di realtà con la dovuta saggezza e responsabilità? Se la strada di LeU dovesse proseguire come auspico, si tratterà in primo luogo di porre fine a questo andazzo e di lavorare al ripristino di una dialettica politica seria e responsabile, pur nella durezza dello scontro. E qui lo ridico per l’ennesima volta: senza un sistema proporzionale, senza partiti veri, senza un dibattito pubblico, questi giochetti tenderanno sicuramente a proseguire con grave scorno per tutti.

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